Cartelle: cosa farà lo Stato con la montagna di mille miliardi ancora non riscossi?

La quinta sospensione generalizzata delle cartelle è diventata una necessità. Di fronte alla prospettiva che la macchina della riscossione si mettesse in moto da oggi per tornare a recapitare a casa di cittadini, imprese e autonomi ben 34 milioni di atti (che salgono a 50 milioni se si aggiungono anche gli accertamenti e le liquidazioni delle dichiarazioni), il Governo è intervenuto giovedì sera approvando un decreto legge (Dl 3/2021), nonostante la crisi politica. Lo sguardo si spinge fino alla riforma fiscale. Lì, finalmente, potrebbe essere fatta una pulizia del cosiddetto magazzino di Agenzia delle Entrate Riscossione (Ader), che conta quasi un miliardo di crediti (debiti per i contribuenti) accumulatisi dal 2000 e ancora da incassare. Un’operazione finalizzata a dare un rating agli importi ancora da recuperare. Di fatto, ciò accadrebbe con un downgrade di quelli per cui è difficile o impossibile la riscossione e un punteggio alto per quelli su cui conviene concentrare sforzi, misure cautelari (fermi o ipoteche) ed eventualmente esecutive (pignoramenti).

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La situazione presente

Tuttavia, la situazione presente è difficile da affrontare. La mini-proroga della moratoria delle cartelle servirà a delineare la strategia da seguire. Il problema non è solo la ricalibratura dell’arretrato di consegne e pagamenti datato 2020 ma anche l’attività ordinaria 2021. Per poter gestire entrambi i fronti servono interventi che vengano incontro ai contribuenti e consentano ad Agenzia Riscossione di spostare in avanti il calendario e diluire il ritorno alla “normalità” nel tempo. Allo studio c’è l’ipotesi di riaprire il dossier rottamazione. Con una declinazione destinata ad aprire le porte a un pagamento scontato (ossia senza sanzioni e interessi) per chi non si è ancora avvalso di nessuna delle tre precedenti definizioni agevolate. Ma allo stesso tempo con la chance di rimettere in carreggiata chi fosse decaduto dalla sanatoria perché ha saltato qualche rata. Il coefficiente di difficoltà, però, è aumentato dalla necessità di non vanificare l’appuntamento del 1° marzo quando scadranno le quattro rate della rottamazione rinviate nel 2020 e la prima del 2021 e non compromettere così il gettito. L’altro fronte è, invece, rappresentato dalla possibilità di allungare i termini di invio delle cartelle 2021.

La riforma

Bisogna arrivare ad avere risorse necessarie per attuare la riforma. I tre assi portanti su cui scrivere la delega e poi la sua attuazione sono stati indicati dal numero uno di Entrate e Ader, Ernesto Maria Ruffini, in audizione in commissione Finanze alla Camera. Il problema principale è ripulire i 986,7 miliardi in “pancia” da tutti i crediti non più esigibili. Ciò consentirebbe, come ha affermato Ruffini, “di puntare ai crediti più recenti e concretamente riscuotibili“. L’altra direttrice è la revisione del sistema di remunerazione della macchina esattoriale: ora poggia sull’aggio del 6% che, trascorsi i 60 giorni dalla scadenza di pagamento, grava tutto sul contribuente facendo così ulteriormente lievitare il conto. Ruffini ha proposto di far ricadere il costo a carico della fiscalità generale, ossia finanziandolo con le tasse pagate da tutti, così come avviene in Francia, Germania e Regno Unito. Infine, un quadro più razionale sugli interessi e sulle rateizzazioni. Sul primo fronte va superata la giungla di percentuali diverse tra tributi e momenti in cui avviene il pagamento ma anche l’asimmetria tra quando versa il contribuente e quando è lo Stato a dover restituire. Sulle dilazioni bisognerà trovare un filo conduttore per dare un messaggio univoco a cittadini e imprese che vogliono avvalersene.

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Le scadenze

C’è tempo fino al 28 febbraio (in realtà, il 1° marzo, essendo il 28 di domenica) per pagare le somme sospese dovute all’agente della riscossione, anche se non sempre ciò è obbligatorio. Il datore di lavoro deve interrompere il pignoramento dello stipendio fino a fine gennaio. Le trattenute riprenderanno a febbraio. E inoltre, sempre fino a fine mese non si effettuano le verifiche degli enti pubblici su eventuali morosità del debitore, per pagamenti maggiori di 5mila euro. Sono alcune delle precisazioni contenute nelle prime Faq dell’Agenzia delle Entrate pubblicate dopo l’emanazione del Dl 3/2021. Tuttavia, in forza dell’articolo 1 del Dl 3/2021, il periodo di sospensione disposto nell’articolo 68 del Dl 18/2020, originariamente in scadenza a dicembre scorso, è stato ampliato di un mese. Tanto, a quanto si apprende, in attesa di un provvedimento più “stabile” che dovrebbe allungare ulteriormente il medesimo periodo. Per effetto di questa modifica, tutte le somme non versate dovrebbero essere pagate, in un’unica soluzione, entro il primo marzo prossimo.

Eccezioni

Ci sono tuttavia diverse eccezioni che consentono di proporre una nuova domanda di rateazione. La prima riguarda il caso del debitore che ha ricevuto una cartella di pagamento per la quale, all’8 marzo scorso, non era ancora scaduti i 60 giorni dalla notifica. L’interessato potrà certamente trasmettere l’istanza di dilazione nel mese di febbraio. Ma la stessa possibilità è concessa a chi, sempre all’8 marzo scorso, aveva cartelle o atti di accertamento scaduti e mai dilazionati nonché ai contribuenti con dilazioni già decadute. In tutti questi casi, se si presenta la domanda entro la fine del 2021, si beneficia anche dell’allungamento a 10 rate non pagate della condizione di decadenza dal beneficio del termine. Inoltre, con domanda trasmessa sempre entro la fine dell’anno in corso, i soggetti che avevano piani di rientro decaduti a marzo 2020 possono accedere ad una nuova rateazione, senza pagare le rate scadute. Tali nuove opportunità, previste dalla legislazione emergenziale, permettono di prevenire le azioni di recupero coattivo dell’agente della riscossione, una volta che la sospensione è terminata. Si ricorda ancora che, fino al 31 dicembre 2021, per debiti non superiori a 100mila euro (in luogo degli ordinari 60mila euro) non si deve documentare lo stato di difficoltà e dunque si può scegliere liberamente il numero delle rate del piano di rientro.

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Attenzione alle rate in corso all’8 marzo 2020

Particolare attenzione, però, a chi aveva dilazioni in corso all’8 marzo 2020. Se questi non ha pagato nessuna delle rate in scadenza nel periodo di sospensione, a febbraio si ritrova a dover versare tutto lo scaduto se non vuole decadere dalla dilazione. In tale ipotesi, conviene pagare comunque due o più delle quote sospese, in modo da rientrare nella soglia delle 10 rate non pagate. Da ultimo, si segnala che nelle Faq è scomparsa la precisazione secondo cui i decaduti dalle rottamazioni a fine 2019 che avessero avuto dilazioni scadute alla data di proposizione della domanda di condono, devono pagare le rate pregresse per accedere ad una nuova rateazione. Anche per questi soggetti, infatti, vale la regola che se si presenta la domanda entro la fine di quest’anno si è ammessi al piano di rientro senza dover versare nulla a tal fine.

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