Cinema chiusi per Coronavirus | chiesto lo stato di crisi per il settore

Come vi abbiamo ampiamente riportato in questi giorni, gli effetti delle norme sempre più stringenti adottate dalle regioni del Nord per contenere il nuovo Coronavirus stanno gravando anche sul settore del cinema. Per questo l’associazione esercenti chiede lo stato di crisi per un settore in forte difficoltà.

La chiusura delle sale cinematografiche in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia avrà gravi ripercussioni sul settore. La situazione particolarmente difficile ha richiesto l’intervento dell’associazione esercenti Anec, che ha presentato al Governo la domanda per lo stato di crisi.

Coronavirus, stato di crisi

Mario Lorini, il presidente dell’associazione esercenti cinema, ha dichiarato attraverso un comunicato stampa: “Per le imprese e per i lavoratori coinvolti si reputano necessarie e urgenti misure straordinarie, come ad esempio la cassa integrazione in deroga. Siamo certi, e ci siamo già attivati al riguardo, che il Governo e i Ministeri competenti sapranno valutare con attenzione tali elementi: assieme alle Associazioni dello spettacolo abbiamo chiesto che sia dichiarato lo stato di crisi per tutto il territorio nazionale; assieme all’Anica stiamo dialogando con il ministero di riferimento, il Mibact, mentre si sta aprendo un confronto al Mise che coinvolge tutti i settori dell’industria e del commercio”.

Più di 850 sale chiuse

I numeri parlano chiaro: si tratta di uno stop forzato di circa 850 sale, quindi di oltre 1800 schermi. La maggior parte dei film che sarebbero dovuti uscire nelle prossime settimane sono stati infatti rimandati a data da destinarsi.

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I dati drammatici

Anche i numeri raccolti al box-office evidenziano le difficoltà che sta attraversando il settore: oltre alla consistente diminuzione di spettatori dell’ultimo weekend, ieri, lunedì 24 febbraio, è stato registrato un netto calo degli spettatori (il 65% in meno se si considera lo stesso giorno del 2019 e del 75% rispetto alla settimana precedente). Alla domanda dello stato di crisi si associa anche l’Agis, l’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo.

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