Hunters | la serie con Al Pacino critica dall’Auschwitz Memorial

Hunters, la nuova serie tv targata Amazon Prime, prodotta da Jordan Peele e con Al Pacino nei panni di un cacciatore di nazisti, è stata fortemente criticata dall’associazione Auschwitz Memorial, che ha accusato lo show di veicolare messaggi folli e pericolosi.

La nuova serie con Al Pacino, Hunters, al suo debutto sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video, è stata oggetto delle critiche dell’associazione Auschwitz Memorial, che in particolare si è lamentata per alcune scene che mostrano un gruppo di spietati nazisti mentre costringe i propri prigionieri a prestarsi ad un gioco sadico e perverso all’interno di un campo di concentramento nel quale sono rinchiusi.

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Hunters, le critiche alla serie

La serie tv Amazon, arrivata sulla piattaforma streaming solo qualche giorno fa, ha già sollevato numerose polemiche. Lo show racconta di un gruppo di anti-eroi impegnati nel dare la caccia ai nazisti che vivono negli USA negli anni ’70, nascosti tra i cittadini comuni. L’associazione Auschwitz Memorial non ha reagito positivamente al modo dissacrante e satirico di narrare gli eventi, accusando la serie di aver inventato false atrocità, tra cui quella della “scacchiera umana”, per il solo fine di intrattenere il proprio pubblico e aumentare l’attenzione sullo show. Il creatore di Hunters, David Weil, ha però immediatamente risposto alle critiche.

La risposta del creatore

Hunters, come una miriade di film acclamati sull’argomento, non sempre aderisce alla verità letterale nella sua ricerca di catturare la verità rappresentativa dell’Olocausto”, ha spiegato Weil, rivolgendosi direttamente a chi lo aveva accusato in una lunga nota diffusa tramite Variety. Lo showrunner della serie ha poi proseguito raccontando di sua nonna, sopravvissuta al campo di concentramento, fonte di ispirazione per questo show: “Anni fa ho visitato Auschwitz e ho visto le porte in cui mia nonna era stata costretta a entrare decenni prima e la caserma in cui era stata costretta a vivere come prigioniera. Ho visto le vestigia di un mondo da incubo in cui era sopravvissuta. È stata un’esperienza che ha cambiato per sempre il corso della mia vita. È stato in quel momento che ho deciso di fare la mia parte, per quanto grande o piccola possa essere, per garantire gridare che queste cose non devono succedere mai più. Credevo allora, e continuo a credere ora, di avere la responsabilità come nipote dei sopravvissuti dell’Olocausto di mantenere vive le loro storie”.

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Un racconto di finzione

L’autore di Hunters sa quindi molto bene cosa significhi essere diretto discendente di qualcuno che ha vissuto sulla propria pelle l’Olocausto e, con questa serie, non ha voluto raccontare in maniera documentaristica o verosimile le vicende di chi è veramente sopravvissuto a quelle atrocità, ma prendere spunto da ciò che è successo per inventare una storia tutta nuova, basata su elementi di finzione. “È per questa ragione che ho preso la decisione che a tutti i prigionieri del campo di concentramento e ai sopravvissuti della serie sarebbero stati dati tatuaggi superiori al numero 202.499. 202.499”, ha affermato Weil. “Quello è il numero più alto mai assegnato ad un prigioniero ad Auschwitz. Non volevo che uno dei nostri personaggi avesse il numero di una vera vittima o di un vero sopravvissuto”.

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