Pensionato uccide la moglie a coltellate, assolto: “In preda a delirio di gelosia”

Antonio Gozzini assolto per l’omicidio della moglie per “delirio di gelosia”. “Non era lucido quando ha commesso il fatto”. Il pm aveva chiesto l’ergastolo, ora verrà trasferito in una Rems.

Antonio Gozzini assolto - meteoweek
foto via Il Giorno

Si è infine chiuso il processo a carico di Antonio Gozzini davanti alla Corte d’Assise di Brescia. L’uomo, un 80enne che un anno fa in città uccise la moglie Cristina Maioli, è stato assolto perché incapace di intendere e volere a causa di un totale vizio di mente per quello che sarebbe stato “un delirio di gelosia“. La Corte ha sposato la linea della difesa, contrariamente a quanto invece era stato avanzato dal pm Claudia Passalacqua – che chiedeva l’ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dal vincolo coniugale.

Antonio Gozzini “non era lucido quando ha ucciso sua moglie”

Antonio Gozzini ha ucciso un anno fa sua moglie Cristina Maioli, insegnante di lettere alla scuola superiore Itis Castelli. La donna aveva 63 anni quando è stata colpita a morte dal marito, nella loro casa di città. L’uomo l’ha dapprima stordita nel sonno, poi le ha strappato la vita a forza di coltellate il 3 ottobre 2019, mentre era in preda a quello che è stato definito “un delirio di gelosia”.

Come riportato dalle fonti, nella scorsa udienza il consulente di parte nominato dal difensore di Gozzini, l’avvocato Jacopo Barzellotti, aveva preso parola per spiegare alla Corte come e perché il pensionato non fosse lucido nel momento in cui ha ucciso sua moglie. L’uomo infatti soffriva di “depressione“, disturbo che lo accompagnava da anni e che, secondo quanto emerso dalle indagini psichiatriche effettuate durante la detenzione in carcere, aveva provocato negli ultimi tempi un forte senso di gelosia nei confronti della moglie. Convinto di essere stato tradito da Cristina Maioli, il “delirio” lo avrebbe portato a punire la moglie per quei “comportamenti non consoni”, ad ucciderla barbaramente ferendola più volte alla gola con un coltello.

Antonio Gozzini e Cristina Maioli
Antonio Gozzini e Cristina Maioli

Secondo gli esperti, inoltre, Gozzini non starebbe ancora nemmeno rielaborando il lutto o il senso della perdita: “Non c’è traccia di tutto questo in lui. Razionalmente capisce che avendo commesso un omicidio debba restare in carcere, e anche questa condizione la vive così come ha vissuto la morte della compagna: con superficiale distacco, come fosse una cosa che gli è capitata“, spiegano infatti i consulenti. Per la difesa, allora, il pensionato non avrebbe ucciso con razionalità – a differenza di quanto sostenuto dal pm, che si appella alla veglia che l’80enne avrebbe fatto al cadavere della moglie per 12 ore dopo l’omicidio.

In fase processuale, però, il consulente dell’accusa ha trovato accordo con quanto dichiarato dalla difesa, ed è stato sostenuto che Gozzini “era in preda ad un evidente delirio da gelosia che ha stroncato il suo rapporto con la realtà e ha determinato un irrefrenabile impulso omicida“. Tale dunque il motivo dell’assoluzione, e la Corte ha deciso di non disporre una perizia super partes.


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“Siamo soddisfatti perché la sentenza rispecchia quanto emerso nel dibattimento e cioè che il mio assistito non era capace di intendere e volere“, ha spiegato il legale di Gozzini, Jacopo Barzellotti. A seguito di tale verdetto, per il pensionato è stato disposto il trasferimento dal carcere (dove ora si trova) in una Rems (struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi).

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