“Tra dieci minuti muori”, grida al paziente. La versione del medico: “L’ho fatto per cercare di salvargli la vita”

“Ho urlato al paziente ‘tra dieci minuti muori’ perché cercavo di salvargli la vita”. Questa la dichiarazione del dottor Angelo Cefalo, finito nel mirino della stampa giornalistica dopo il racconto della figlia del 78enne Francesco Cortese.

Angelo Cefalo - meteoweek
Angelo Cefalo – foto via Il Mattino

Tra dieci minuti muori“. Queste le parole che un medico avrebbe a un paziente in fin di vita ricoverato per Covid-19 nella notte tra il 1 e il 2 novembre. A raccontare la storia ai media nazionali era stata la figlia dell’anziano, Angela Cortese, disperata per la morte del padre. Il 78enne, Francesco Cortese, è infatti deceduto a causa delle complicanze provocate dalla malattia, ma a precedere di qualche minuto il lutto, è stata una serie di frasi che il medico curante avrebbe rivolto sia a lui che alla sua famiglia. “Non vuole mettersi la maschera Cpap, fra dieci minuti morirà, preparatevi!”, avrebbe infatti spiegato, senza mezzi termini, il dottore ai figli accorsi in ospedale dopo la segnalazione del ricovero.

La versione del medico: “L’ho fatto per salvargli la vita”

La figlia di Francesco Cortese ha raccontato ai giornalisti di come il medico avrebbe detto all’anziano ricoverato che stava per morire – fatto che avrebbe messo in forte stato di agitazione il paziente, che avrebbe per questo chiamato i figli tramite telefono cellulare per farsi venire a prendere. Un racconto in cui il medico è stato descritto come “una bestia inferocita“, che urlava e rispondeva con tono aggressivo alle domande dei famigliari lì presenti.

Il dottore, medico del 118 di Taranto, ha però un nome, Angelo Cefalo, e ha deciso di raccontare la sua versione dei fatti alla stampa. “Ho gridato al paziente ‘tra 10 minuti muori’ solo per potergli salvare la vita“, avrebbe spiegato Cefalo, accusato da Angela Cortese di essere stato brusco e poco professionale nei confronti di tutti.

Per chiarire quanto accaduto, il dottore ha parlato in conferenza stampa nell’auditorium del padiglione Vinci dell’ospedale Santissima Annunziata. Come spiegato dalle penne de La Repubblica, Cefalo ha descritto gli attimi “molto concitati” che hanno preceduto la morte del signor Francesco: “Ho conservato come in una cassaforte i messaggi su WhatsApp con la figlia, perché le ho dato la mia disponibilità per spiegarle cosa fosse accaduto e un conforto per la perdita del padre”, ha sottolineato inizialmente il medico.

conferenza stampa Angelo Cefalo
conferenza stampa Angelo Cefalo – foto via La Repubblica

Poi ha proseguito: “Ho fatto l’emogas al paziente, è risultata saturimetria bassissima, era un paziente affetto da cardiopatia e insufficienza renale, con una fistola al braccio, aveva bronchite cronica e diabete. Se fosse stato intubato non ce l’avrebbe fatta, perciò per convincerlo a mettere la Cpap ho utilizzato un linguaggio trasparente, come siamo abituati a fare noi medici che ci relazioniamo con pazienti e parenti”.

L’anziano, però, alla reazione del medico avrebbe riposto chiamando per telefono la figlia, chiedendole di venirlo a riprendere. A quel punto, però, il medico ha cercato si spronare il paziente in modo ancora più diretto: “‘Tra dieci minuti muori’ glielo dicevo solo per convincerlo a mettere la mascherina, e gli ho detto se aveva voglia di rivedere i suoi nipoti. Ovviamente i dieci minuti non erano reali, ma era la mia disperazione emergentista, perché il nostro lavoro si basa sui secondi, fondamentali per salvare la vita del paziente, che purtroppo non ce l’ha fatta ed è morto dopo circa due ore”.


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Quello che è accaduto, ha spiegato il medico, è avvenuto in un momento di tensione, di grave emergenza, in cui tutto il personale lì presente in quel momento aveva un unico obiettivo: salvare la vita all’anziano paziente. Perché quando un paziente muore, “è una sconfitta della famiglia ma è in primis la nostra“, ha concluso il dottor Cefalo.

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