Crisi di governo, prospettive indefinibili: ecco ciò che è successo fino ad ora

La crisi di governo sembra aggrovigliarsi su se stessa e la via d’uscita per ristabilire gli equilibri sembra ancora lontana.

E alla fine Sergio Mattarella ha optato per Mario Draghi. Il nome dell’ex della Bce balenava già da un po’, accanto a quello di Marta Cartabia; da quando, cioè, si era presto intuito che l’esistenza di una maggioranza che potesse dare vita ad un nuovo giro di corsa con a capo Giuseppe Conte era una mera ipotesi senza concretezza. Sfumato il Conte-ter dopo il fallimento del giro di “revisione” di Roberto Fico, il Presidente della Repubblica aveva due strade da percorrere: il voto; oppure un “governo di alto profilo”, come da lui definito. Così, oggi alle ore 12.00 salirà al Colle proprio Mario Draghi a cui verrà affidato il compito di formare una squadra, per poi andare alla Camera e al Senato ad ottenere la fiducia. Ma nulla sembra così facile ed iniziano già a manifestarsi i primi punti di rottura tra i vari partiti.

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Il Movimento 5 stelle, ad esempio, ha già preso posizione passando all’opposizione. “Ringrazio il Presidente Mattarella per il suo impegno nel voler dare un Governo al Paese, ma noi siamo sempre stati chiari con gli italiani dicendo apertamente che il M5S avrebbe sostenuto solo un Esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Su questo, con coerenza, andremo fino in fondo”, ha detto il pentastellato Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con il governo Conte. Con un tweet, ha espresso la posizione del suo partito che da sempre considera Draghi agli antipodi del Movimento. Il centrodestra, intanto, insiste ancora sul voto. Voto che, ha spiegato Mattarella, risulta pieno di grane vista l’attuale situazione Coronavirus. E’ improbabile, comunque, che la destra voti la fiducia a Mario Draghi.

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Prospettive indefinite

Le prospettive, insomma, sembrano incerte e indefinite, a fronte di una situazione che richiederebbe, al contrario, stabilità e decisione. Tutto è iniziato quando l’annunciato strappo di Matteo Renzi è diventato realtà, portando alle dimissioni delle ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova dall’attuale esecutivo. Così, il governo giallo-rosso ha perso i voti di Italia Viva e la maggioranza si è spaccata. Quindi, Giuseppe Conte si è recato alla Camera, dove ha ottenuto la fiducia; poi al Senato, dove ha ottenuto sì la maggioranza, ma non assoluta. A questo punto, si è cercato di percorrere la strada del Conte-ter: Sergio Mattarella ha dato mandato esplorativo a Roberto Fico per valutare l’esistenza di una maggioranza. Ma, dopo giorni di consultazioni, il progetto si è rivelato fallimentare. Troppo diverse, le posizioni dei partiti. Troppi punti da chiarire. E Renzi che, ancora una volta, ha messo il punto senza cedere. Così, Sergio Mattarella aveva due strade: voto o governo tecnico. Esclusa la prima alternativa, il Presidente ha richiamato Draghi. L’uomo che salvò l’Europa, dicono. Sarà così anche per l’Italia?

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