Scatta un selfie con la moglie incinta, poi la getta dal burrone:”Voleva incassare l’assicurazione”

Un uomo turco, Hasan Aysal ha scattato una foto in cui sembrava felice con la moglie per poi buttarla in un burrone

Hakan Aysa e la moglie Semra-Meteoweek.com

 

Ha scattato un selfie con la moglie incinta, in cui apparivano felici e sorridenti e poi l’avrebbe gettata da un burrone. È accaduto in Turchia, nella Valle delle Farfalle dove la coppia era in vacanza. Lei ha fatto un salto nel vuoto di più di 300 metri. Un terribile incidente avvenuto nel 2018, e fino a oggi ritenuto tale. Ma gli inquirenti hanno voluto indagare sulla vicenda, non convinti che si fosse trattato, appunto, di un incidente.

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Dopo 3 anni di indagini, gli investigatori hanno accusato Hakan Aysal, 40 anni, di aver ucciso premeditatamente la moglie Semra, 32, all’epoca incinta al settimo mese, gettandola giù da una scogliera. Aysal da novembre è in carcere e se sarà condannato, rischia l’ergastolo.

Secondo la procura, Aysal avrebbe approfittato del fatto che nei dintorni non vi fossero testimoni  per buttare la moglie dal dirupo, e incassare l’assicurazione sulla vita che valeva 400mila lire turche (47mila euro) da lui sottoscritta precedentemente a nome della moglie e che lo vedeva erede.

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Aysal ha ricostruito così i fatti:”Dopo aver scattato la foto, mia moglie ha riposto lo smartphone in borsa. Quando, più tardi, mi ha chiesto di recuperarlo, mi sono alzato e ho fatto qualche passo per tirarlo fuori. È stato allora che ho sentito le sue urla, ma quando mi sono girato non c’era già più. Non sono stato io a spingerla: è caduta giù“.

Ma anche la famiglia della vittima, e in particolare il fratello Naim, chiamato a deporre in tribunale non crede a suo cognato. Davanti ai giudici ha raccontato:”Quando siamo andati a recuperare il corpo di mia sorella dopo l’autopsia, Hakan aspettava in macchina. Noi eravamo affranti, lui non sembrava neppure triste”. E  poi ha rivelato, circa strani movimenti finanziari eseguiti da Hakan a nome della moglie: “Semra non ha mai voluto contrarre prestiti. Eppure, dopo la sua morte, abbiamo appreso che il marito ne aveva conclusi tre a nome di mia sorella mentre lei era in vita“.

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