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Cronaca

“Pantani è stato ucciso, aveva 20mila euro”: la confessione di Fabio Miradossa

Fabio Miradossa, colui che ha patteggiato una condanna per spaccio nella tragica vicenda legata a Marco Pantani, ha raccontato nuovi dettagli durante un colloquio in Commissione parlamentare antimafia.

Mancano pochi giorni al sedicesimo anniversario della sua tragica e misteriosa morte, e Marco Pantani torna a far parlare di sé. A raccontare nuovi dettagli in merito alla sua scomparsa è stato Fabio Miradossa, l’uomo condannato per spaccio nella vicenda legata all’ex campione italiano di ciclismo.

Interrogato in Parlamento dalla Commissione parlamentare antimafia, Miradossa ha infatti risposto alle domande postegli dal senatore Giovanni Endrizzi.

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Pantani non si è suicidato: si tratta di omicidio

“Marco l’ho conosciuto poco prima che morisse, di certo non mi è sembrato una persona che si voleva uccidere”, esordisce Miradossa davanti i membri della Commissione parlamentare antimafia. Che poi aggiunge: “Marco è stato ucciso“.

L’uomo ha continuato a sostenere le sue convinzioni, le stesse che si porta dietro da 16 anni, affermando che “Marco non sniffava cocaina, era una cosa che gli faceva schifo. Lui la fumava solo, e in quella stanza c’è traccia di cocainomani che sniffavano. Chi ha creato quella situazione non era ben informato sulle abitudini di Pantani”.

Miradossa ha infatti dichiarato davanti al senatore pentastellato che la morte di Marco è frutto di un qualcosa che era molto più grande di lui. “Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio, ha sempre detto che non si era dopato. Qualcosa stava facendo per arrivare alla verità, questa è però una mia convinzione”, racconta l’uomo mentre risponde al senatore Endrizzi.

I 20mila euro rubati e mai più ritrovati

Sempre durante il lungo interrogatorio, Miradossa ha fatto sapere anche che il grande ciclista era in possesso di 20 mila euro in contanti “che non sono mai stati trovati”. Una grandissima quantità di denaro che, stando alle dichiarazioni del condannato, il ciclista gli avrebbe dovuto consegnare personalmente.

Lo so perché me li doveva portare. Poi ci sono dei prelievi fatti, io quei soldi però non li ho avuti e non sono stati trovati in camera. L’ho sempre detto al Pm, ‘cercate i soldi’, ma non sono mai stato creduto. Ho dovuto patteggiare, hanno creduto che i soldi li avessi presi io. Sono stato accusato di spaccio e omicidio colposo”, ha raccontato Miradossa. Che ha poi concluso: “Quei soldi mancano: io non li ho avuti. Chi li ha presi?“.

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