L’escalation del coronavirus sta preoccupando e per capire quali siano le proporzioni basta dare un’occhiata ai dati storici, come quelli che nella provincia dell’Hubei, quaranta giorni fa, non erano lontani dai nostri.
Il bollettino dell’Organizzazione Mondiale del 26 gennaio cita: a Wuhan e nella provincia dell’Hubei sono stati riscontrati oltre quattromila contagi con 104 vittime accertate. Oggi in Italia abbiamo 3.916 persone malate con 197 morti, per un tasso di mortalità del 4,25% e 523 persone certamente guarite (tasso dell’11,14%).
I virologi che sostengono che oggi l’Italia è messa quasi peggio di Wuhan il 27 gennaio – dati alla mano – non hanno torto. Anche se le statistiche sono una cosa e l’evoluzione di un virus è un’altra.
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“Tutto dipenderà da quanto saremo bravi noi a contrastarlo – diceva non più tardi di ieri il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom – perché un virus ha uno sviluppo diverso su ogni territorio e si fa strada attraverso la debolezza delle strutture sanitarie e delle norme igieniche più elementari. Dovremo combatterlo molto a lungo perché riuscirà a coinvolgere ogni aspetto della nostra vita. E se un territorio, per quanto ricco ed evoluto, compie scelte e sbagliate, rischia di creare un disastro”.
A sottolineare che il coronavirus non può essere affrontato con leggerezza è da sempre il professor Massimo Galli, infettivologo e primario dell’ospedale Sacco di Milano: “Questo virus non è una normale influenza, è subdolo, veloce, agile nel trasformarsi e nel presentarsi in forma asintomatica apparentemente del tutto innocua”. Galli legge le stesse proiezioni che riguardano il 27 gennaio a Wuhan, e conferma: “Se i dati cinesi erano reali dovremmo concludere che la situazione, in Italia, è anche peggiore. Questo potrebbe significare che nel nostro Paese, fra circa 40 giorni, le vittime potrebbero essere salite a circa tremila – ad oggi i decessi in Cina sono 2931 – ed i contagi 80 mila”.
Apparentemente no: in Corea si registrano oltre settemila contagiati ma le vittime sono una cinquantina. Ci sono state scelte strategiche importanti che hanno portato a un ferreo isolamento dei malati in strutture militari. Non è un caso che in Italia ci siano decine di medici e infermieri che si sono ammalati, proprio come in Cina. Mentre in Corea che ne sono pochissimi. I prossimi giorni saranno decisivi: “La chiusura delle scuole è stata un passo significativo anche per fare capire alle persone che la situazione è grave e per responsabilizzare tutti nella misura maggiore. Ma ci sono ancora molte cose che non sappiamo di questo virus e di quale sviluppo potrebbe avere qui da noi. In due sole settimane la situazione è grave. Se entro Pasqua non riusciremo a controllarlo rischiamo di pagare a questo virus un tributo davvero molto elevato”.
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