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Cronaca

Il made in Italy che chiude in Italia: Kiko contro il Coronavirus

Nella serata di ieri il premier Giuseppe Conte ha lanciato un messaggio importante, che annunciava l’entrata in vigore del decreto ribattezzato “iostoacasa” in tutta Italia: a seguito di ciò, il noto marchio Kiko ha scelto di prendere le dovute precauzioni.

La comunicazione è pervenuta qualche ora fa. In una nota ufficiale, e tendendo conto delle più recenti restrizioni introdotte a livello nazionale dal governo italiano per contenere l’epidemia di Covid-19, Kiko ha disposto la chiusura temporanea dei suoi punti vendita.

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Per la precisione, tutti i negozi sul territorio italiano del marchio di cosmetici made in Italy rimarranno chiusi da oggi, martedì 10 marzo, fino a venerdì 3 aprile. Saranno allora 340 i rivenditori che terranno chiuse le saracinesche per più di tre settimane.

Come spiegato dalla ad aziendale, Cristina Scocchia, “Senza allarmismi e paura ma con serietà e razionalità abbiamo deciso di fare quanto in nostro potere per tutelare al massimo la salute dei nostri clienti e dei nostri dipendenti, nonostante il considerevole impatto economico. Siamo fiduciosi che potremo tutti tornare presto ad essere più forti di prima. Ma per farlo, adesso è doveroso fermarci. Ringraziamo i medici e il personale sanitario che in questi giorni sono instancabilmente in prima linea”.

Non è solo Kiko a chiudere per il Coronavirus

Kiko si aggiunge dunque alla lista di quelle aziende che hanno scelto di chiudere i propri punti vendita a seguito dell’evolversi della situazione marchiata dal coronavirus. E questo sia per rispetto dei loro dipendenti, sia per la delicatezza del momento in cui stiamo vivendo.

Già il gruppo Calzedonia si era espresso, qualche giorno fa, in merito a un simile provvedimento, dichiarando l’intento di chiudere i propri negozi presenti nelle varie “zone rosse”. E così, i tanti punti vendita dei marchi come Calzedonia, Intimissimi, Intimissimi Uomo, Tezenis, Falconeri, Signorvino, Atelier Emé e i vari outlet, hanno abbassato le saracinesche fino a che tempo non migliori.

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“Poiché non vendiamo articoli di primaria necessità – ha affermato in una nota Sandro Veronesi, presidente Calzedonia Group – ci è sembrato giusto cercare di fare quanto in nostro potere, per tutelare al massimo la salute dei nostri clienti e dei nostri dipendenti”.

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