(Photo by MARCO GULLA/AFP via Getty Images)
Se la stragrande maggioranza delle persone in fuga dalla Siria, dall’Aghanistan e dall’Iran – che vive una situazione drammatica sul fronte coronavirus – si porta sul confine tra Grecia e Turchia, non si frena il flusso che arriva dal nord Africa.
La questione coronavirus che vede l’Italia in piena emergenza non sembra ridurre quella che è l’emergenza migranti che vede il braccio di mare tra nord Africa e Sicilia al centro di una continua azione umanitaria. Alcune delle navi delle ONG, messe in quarantena dopo i primi giorni di emergenza sul fronte contagio, stanno continuando a pattugliare in mare aperto ma anche la Guardia Costiera è estremamente attiva.
Proprio ieri sono state accompagnate al centro di accoglienza di Lampedusa ventisei persone, tra le quali due bambini e una donna, che erano appena sbarcate. Il gruppo era riuscito a passare nonostante la sorveglianza in mare ed è arrivata sull’isola a bordo di una piccola barca molto mal ridotta e che stava a malapena a galla. Non appena hanno toccato terra, intorno alle 18, sono state tutte soccorse dal personale e sottoposte agli esami diagnostici per poi essere condotte in quarantena.
Protocollo quarantena per tutti
La disposizione è in atto ormai da diversi giorni. A Lampedusa per il momento non sono stati registrati casi di coronavirus. Il sindaco SaLvatore Martello ha emesso un’ordinanza per mettere i migranti in quarantena nel centro di accoglienza dell’isola, con il divieto di uscire: “Non ci sono altre soluzioni possibili – ha
detto il primo cittadino – abbiamo il dovere di tutelare la salute pubblica. Durante la quarantena ciascuna delle persone ospitate nel centro, sarà sfamata, accolta e assistita ma anche monitorata dal punto di vista sanitario”.
Un’emergenza che non si spegne ma che è meno intensa rispetto a qualche settimana fa. Evidentemente l’emergenza coronavirus ha convinto anche molti migranti a desistere e a non mettersi in viaggio verso il nostro paese. L’ultimo sbarco a Lampedusa si è registrato lo scorso 18 febbraio, quando la Guardia costiera bloccò dieci tunisini che camminavano lungo il molo Favaloro dopo aver abbandonato la barca su una vicina spiaggia. Il giorno prima erano sbarcati 16 migranti e il 14 febbraio altri 60, soccorsi al largo dell’isola dalla Capitaneria di porto.
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