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Cronaca

Carceri, sindacato polizia penitenziaria: “Rischio rivolte con rientro boss”

Le carceri dell’Aquila e di Sulmona, che accolgono detenuti al 41 bis, hanno deciso di utilizzare l’esercito per presidiare il perimetro della Casa di Reclusione. Il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria S.P.P. Aldo di Giacomo si dice d’accordo in vista del rientro nelle carceri di molti boss mafiosi.

Il carcere di Sulmona e dell’Aquila, che accoglie i detenuti in regime 41 bis della struttura di Sulmona, hanno preso una decisione netta: utilizzare l’esercito per presidiare il perimetro della Casa di Reclusione. La presenza dei militari era stata richiesta dal Prefetto dell’Aquila, nell’ambito dell’operazione ‘Strade Sicure’. L’aumento dei controlli è dovuto a una serie di preoccupazioni condivise anche dal segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria S.P.P. Aldo Di Giacomo, che afferma: “E’ una scelta condivisa e sicuramente da esportare ad altri istituti penitenziari della penisola. Il carcere di Sulmona conta circa 400 detenuti di cui 75 circa 41bis e il resto alta sicurezza. Con l‘utilizzo dell’esercito, sono 30 militari impegnati a presidiare l’area esterna del carcere h24, 5 per turno, si recupera personale di polizia penitenziaria da utilizzare dentro l’istituto”.

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La scelta è, secondo Di Giacomo, appropriata in un periodo in cui si alza il rischio di tensioni all’interno delle carceri con il rientro dei boss al 41 bis scarcerati a causa dell’emergenza coronavirus. Di Giacomo afferma: “Con il rientro nelle prossime settimane di buona parte dei detenuti di peso usciti per il rischio coronavirus, potrebbe ricambiare uno scenario già molto teso. In molte carceri lo Stato non ha il controllo e da queste potrebbero ripartire violente proteste”. Proprio per questo l’utilizzo dell’esercito per aumentare i controlli, in questo preciso momento storico, sarebbe da esportare in tutti i carceri della penisola.

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Così facendo, “si recupera personale di polizia penitenziaria da utilizzare dentro l’istituto”, ha aggiunto. Soprattutto, sottolinea Di Giacomo, se si pensa neanche l’esercito basterebbe, in quanto è una misura emergenziale. Servirebbe, piuttosto, una riforma netta delle norme: “A nostro avviso, il rischio sommosse nelle nostre carceri non è del tutto debellato. L’aiuto dell’esercito da solo non basta per riportare l’ordine e la disciplina all’interno delle carceri italiane, servono nuove norme”.

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