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Cronaca

Fase 3, De Petris (LeU): “La rotta degli Stati generali è già segnata”

La senatrice LeU Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, a proposito degli imminenti Stati generali organizzati da Conte per la fase 3 e per la delineazione di un Recovery plan, ribadisce: “La rotta che Governo e maggioranza devono seguire è chiara e già segnata”. 

(Foto di Andreas Solaro, da Getty Images)

Sugli Stati generali indetti da Conte e dal Governo si espone anche Loredana De Petris, senatrice LeU e presidente del gruppo Misto, affermando: “La rotta che Governo e maggioranza devono seguire è chiara e già segnata. Si tratta di mettere in opera gli indirizzi in materia di green economy e riduzione delle diseguaglianze e di proseguire, accelerando, un lavoro già iniziato”. Stando a quanto ribadito da De Petris, le linee guida sarebbero già chiare, i temi sul tavolo definiti, ora si tratterebbe solo di comprendere modalità e tempistiche. “Naturalmente è giusto e necessario, in una fase così delicata e difficile, ascoltare con vera attenzione tutte le parti politiche e sociali e confrontarsi con tutti. Gli Stati generali devono essere un primo passo in questo senso”. Tuttavia, spiega De Petris, “spetta alla maggioranza mettere in campo una proposta strategica basata sulle scelte politiche grazie alle quali la maggioranza stessa è nata, e spetta al Parlamento, la cui centralità deve essere ribadita con forza, assumere le decisioni finali“. In altre parole: è giusto che il Governo senta tutte le parti in causa, è giusto che si applichi a esprimere una linea guida, ma poi la palla deve passare al Parlamento.

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(Foto di Andreas Solaro, da Getty Images)

Quella stessa maggioranza che, però, sembra già incrinata da interessi contrastanti. Si inizierà venerdì con le opposizioni. Sabato invece verranno accolti gli ospiti internazionali, per concludere lunedì con le parti sociali. Una dieci giorni densissima, un lasso di tempo durante il quale si cercherà di definire il volto dell’Italia in fase 3, post-Covid (si spera). Nonostante le frizioni provenienti dagli alleati di Governo, primo tra tutti Pd, gli Stati generali voluti da Conte prendono il via, e mantengono una grossa ambizione: definire in 10 giorni le linee guida del piano di rilancio dell’Italia. Ma si tratta di un’aspirazione che sembra ridimensionata dalla stessa maggioranza di Governo, che sminuisce l’intero set di incontri ribadendo: le decisioni si prendono in Parlamento. In sostanza, una posizione molto simile a quella della senatrice De Petris. Infatti Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato, ha già sottolineato: “E’ positivo iniziare un confronto che deve essere rapido ed approfondito con gli Stati generali. Vorrei però ricordare a tutti che è il Parlamento il luogo dove si discutono ed approvano le leggi, soprattutto in una fase così delicata ed importante, non Villa Pamphili”.

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L’intenzione del premier sarebbe presentarsi agli Stati generali già con una bozza del piano di rilancio del Paese. Tant’è che da ieri hanno già preso il via, a Palazzo Chigi, gli incontri bilaterali con i ministri Lucia Azzolina, Luigi Di Maio, Elena Bonetti, Gaetano Manfredi, Enzo Amendola, Giuseppe Provenzano. Oggi sarebbe la volta di Dario Franceschini e Roberto Gualteri, i due scettici sugli Stati generali. Ognuno di loro dovrà presentarsi agli incontri con una lista di progetti da finanziare tramite i soldi resi disponibili dall’Ue. Infine, di certo non sfuggirà un occhio di riguardo per il piano del comitato tecnico presieduto da Colao, del quale – ribadisce Conte – verranno rispettati “molti punti”. Quello stesso piano che, però, ha sollevato critiche all’interno della maggioranza. Sui condoni per chi dichiara il contante Vito Crimi (M5s) si è già espresso: “Siamo sempre stati contrari ai condoni, ci riserviamo di approfondire meglio ma ho qualche perplessità”. Alla voce di Crimi si uniscono anche Provenzano, Pd, e Leu. Infine, un ulteriore scoglio da superare: bisogna convincere le opposizioni a partecipare. Forza Italia si sta già prodigando in questo senso, cercando di convincere la restante parte del centrodestra (Lega e Fdi) a partecipare.

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