La strategia dei capi grillini: un direttorio per evitare la tempesta

Arrivare salvi all’autunno, senza che tutto precipiti. La strategia dei capi pentastellati è quella di riunire un ‘caminetto’ di saggi, per decidere cosa fare.

Scongiurare la scissione del Movimento, che più si identifica con Alessandro Di Battista. E poter arrivare quindi salvi all’autunno, evitando che tutto precipiti e porti con sé anche la maggioranza e il governo. Dovrebbero incontrarsi, ancora una volta, il reggente Vito Crimi, i ministri Di Maio, Bonafede e Patuanelli, il sottosegretario Fraccaro, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, il presidente della Camera Roberto Fico, il Garante Beppe Grillo e il figlio del cofondatore Davide Casaleggio. L’idea è quella di preparare un post, in cui Grillo ricordi le responsabilità di tutti. Parlando anche del momento eccezionale che sta vivendo il Paese. Della crisi profonda che sta attraversando. Da questo messaggio dovrebbe prendere vita il direttorio, che condurrà i 5 stelle fino agli Stati generali, ove stilare una nuova carta dei valori, e dare una nuova identità al movimento.

A dare più fastidio al fondatore del Movimento, domenica, mentre guardava il suo ex pupillo in televisione, non sono state tanto le sue parole ma quanto le conseguenze che hanno generato. I vari tweet dei parlamentari che le diffondevano. Dall’ex ministra Barbara Lezzi alla deputata Dalila Nesci. “Per molto meno, abbiamo mandato via persone”, dice uno dei ministri che non ha apprezzato. Mentre a chi le domanda se teme la scissione, Roberta Lombardi — la capogruppo M5S in regione Lazio — del tutto riallineata a Grillo in questo frangente, risponde: “Ma ‘ndo vanno?”.

La paura che tutto crolli

A far scattare l’allarme sarebbe stata una riunione ristretta tra Crimi, Taverna, Di Maio e Di Battista, ove l’ex deputato avrebbe detto di sentirsi pronto alla corsa per il ruolo di capo politico e di avere al suo fianco molte persone, pronto a sostenerlo. E ancora ieri, quando Di Battista è tornato in tv, a Quarta Repubblica, a dire che sì, il fondatore lo ha mandato a quel Paese, ma ha anche scritto un post sull’acqua pubblica che lui sposa pienamente, e quindi “ho delle idee e, se non siamo d’accordo, francamente amen”. Continuerà a lanciare temi, a fare proposte, a dire che «Conte, qualora volesse fare il capo, si dovrebbe iscrivere al M5S”.

Mentre, a proposito della deroga al tetto dei due mandati, continua a dire che di tutto questo bisognerà parlare in un Congresso. Il Movimento è già pronto a blindarsi, con un direttorio largo di cui potrebbero far parte Taverna, Di Maio, il presidente della Camera Roberto Fico, la sindaca di Torino Chiara Appendino, Fraccaro, Bonafede e Patuanelli. Il tempo di Conte, se deciderà in quel senso, eventualmente arriverà dopo. Quanto a Di Battista, dipenderà da quel che farà nei prossimi giorni. Chi lo conosce da tempo, predice: “Secondo me alla fine rientra, ma solo dopo essersi rotto la testa”. 

Marta Zelioli

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