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Cronaca

I casi e i morti di Coronavirus sono stati sottostimati: lo rivela uno studio italiano

I dati reali che contano i contagi e i morti da coronavirus sono stati in realtà sottostimati dalle fonti ufficiali. A rivelarlo è uno studio di due economisti italiani, che hanno analizzato due situazioni diverse sulla base di un modello matematico.

dati coronavirus sottostimati – foto via BBC

Secondo quanto è stato divulgato da un nuovo studio sul coronavirus (condotto dagli economisti in base a un modello matematico che ha preso in considerazione i ‘casi sommersi’ di contagi e decessi), pare che i numeri macinati dalla pandemia di coronavirus nel mondo siano in realtà di molto superiori.

Una premessa, questa, che farebbe preoccupare non poco, dato che si parla di una serie sottostima di morti e di casi di infezione da Covid-19. Eppure, spiegano gli esperti, pare che dati del genere non saranno replicati nel futuro: secondo quanto sottolineato nello studio, infatti, un’eventuale seconda ondata di contagi potrebbe causare molti meno problemi di quel che abbiamo affrontato fino a questo momento. Del resto, siamo preparati alle conseguenze del Covid-19, e tra mascherine, igiene curata e distanziamento sociale, non sarà necessario ricorrere a un nuovo lockdown.

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Dati sottostimati, uno studio su Londra e Lombardia

Secondo quanto viene riportato dall’AGI, lo studio in questione (pubblicato qualche giorno fa su Covid Economics) ha analizzato due situazioni specifiche, ovvero quelle della Lombardia e della città di Londra. Condotto dunque da due economisti italiani, il modello epidemico che viene proposto “è stimato in due regioni particolarmente colpite dal virus, e tiene conto anche degli stati non osservati e delle politiche sulla mobilità e prevede l’evoluzione della malattia in base a diverse politiche. Mostriamo come mitigare la probabilità di contagio con misure ‘soft’, riducendola fino al 20/40% rispetto a uno scenario senza misure, abbia effetti positivi paragonabili a quelli di un prolungamento del lockdown”.

Secondo Dario Palumbo e Salvatore Lattanzio, i due ricercatori coautori dell’articolo, sarebbe evidente come le statistiche ufficiali abbiano sottostimato casi e decessi causati dal Covid-19. Il loro modello matematico, allora, se da un lato prevede quattro possibili stati delle persone rispetto all’epidemia (si parla di stato “suscettibile”, “esposto”, “infetto” e “deceduto”), dall’altro introduce (per gli infetti, iguariti e i deceduti) due tipologie: gli “osservati” e i “non osservati”.

Testando dunque questo preciso modello sul contesto della Lombardia (9 aprile) e di Londra (15 aprile), i due ricercatori hanno stimato che i contagiati totali fossero, rispettivamente, il 5,7% dei lombardi e il 2% dei londinesi. E allora, i cosiddetti “non osservati” sarebbero stati il doppio dei casi riportati dalle statistiche ufficiali, con i guariti che invese sarebbero stati addirittura tra le 20 e le 26 volte in più rispetto ai numeri ufficiali. Per quanto riguarda i deceduti a causa del virurs, invece, si parla di una sottolavutazione dei censimenti ufficiali del 35% in Lombardia e del 17% a Londra.

foto di repertorio

Con secondo picco lockdown non sarà necessario

Una sottostima, questa, senza dubbio significativa, soprattutto in previsione di un secondo picco di pandemaia. Secondo quanto viene spiegato da Palumbo, infatti, “senza alcuna misura di contenimento” diventa purtroppo “inevitabile un secondo picco dell’epidemia e una ripresa dei decessi”. Tuttavia, sottolinea il ricercatore, “agendo sulla probabilità di contagio il secondo picco diventa meno probabile. In particolare, riducendo tale probabilità del 40% in Lombardia e tra il 20 e il 30% a Londra, il bilancio delle vittime torna in linea con quello di un lockdown permanente”.

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Rimagono dunque estremamente necessari i dispostivi di protezione individuale, come mascherine e igienizzanti, ma anche l’applicazione delle corrette procedure di distanziamento sociale. La rimozione del lockdown, infatti, non implica da sola una ripresa della curva epidemica se si presta attenzione alle misure anti contagio interpersonali. Non adottare queste misure di mitigazione, invece, “significa rischiare un secondo picco anche in scenari in cui il lockdown viene allentato in modo molto graduale, come avvenuto in Italia”.

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