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Cronaca

Facebook incita all’odio e le aziende lo boicottano

Facebook ha i riflettori sempre puntati addosso riguardo la mala gestione dell’incitamento all’odio. Un’altra azienda ha deciso di unirsi alle ditte pronte a boicottare il social.

Oltre a The North Face, Ben& Jerry e Goodby Silverstein ora anche la potente azienda di telefonia Verizon si è aggiunta alla sempre più folta schiera di multinazionali che hanno deciso di sospendere la propria attività di marketing sul network creato da Zuckerberg, sottraendogli così una fetta significativa di risorse finanziarie. Verizon nelle prime tre settimane di giugno, aveva speso circa 850.000 dollari in pubblicità.

Il boicottaggio, promosso da Stop Hate for Profit, creato per ostacolare quei media che decidono di supportare xenofobia e classismo per ottenere facili guadagni. Essendo questi argomenti con maggior tasso di coinvolgimento, Facebook e omologhi hanno la tendenza a chiudere un occhio sui gruppi che indulgono nell’hate speech, monetizzando il loro alto investimento d’attenzione sotto forma di inserzioni pubblicitarie. È una pratica commerciale ben nota, va avanti anche da diversi anni ma è stata messa in evidenza dagli ultimi eventi, che hanno scosso la sensibilità pubblica, dalle manifestazioni di Black Lives Matter, con Twitter che è arrivata a prendere apertamente posizione contro le ambigue sfuriate di Donald Trump.

Verizon, ha deciso di ritrarsi dopo aver dichiarato pubblicamente che i suoi spot venivano affiancati ai video di QAnon, un gruppo di complottisti di estrema destra che incitano all’odio e all’antisemitismo: ”I nostri standard di Brand Safety non sono cambiati. Abbiamo delle rigide policy sui contenuti e non tolleriamo alcuna infrazione, agiamo subito. Stiamo prendendo una pausa dalle pubblicità fino a quando Facebook sarà in grado di creare una soluzione accettabile che ci faccia sentire a nostro agio”, ha fatto sapere Verizon attraverso una portavoce.

Di contro, Facebook si dimostra inamovibile, rimanendo arroccata nella sua posizione: “Non prendiamo in considerazione variazioni di policy legate alle pressioni sui profitti. Basiamo le nostre policy sui principi, piuttosto che sugli interessi commerciali”, avrebbe comunicato Carolyn Everson, responsabile marketing di Facebook, in una email inviata agli inserzionisti.

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