Primo sciopero in Facebook: dipendenti vs Trump e Zuckerberg

Dipendenti Facebook accusano Zucherberg di vergognarsi di come l’azienda si stia presentando al mondo ma il CEO ribatte: le piattaforme tech pretendono di essere “arbitre della verità”.

“Pecunia non olet” diceva l’imperatore Vespasiano nell’antica Roma. Critiche o non critiche i soldi non hanno odore e se difendere la reputazione è importante, lo è ancora di più difendere il fatturato.

Lo sa bene Mark Zucherberg che difende a spada tratta la sua convinzione che i social media non sono liberi di auto regolarsi ma che sono i governi a dover imporre le regole, anche se si tratta di regimi autoritari che applicano la censura.

La scorsa settimana, per la prima volta nella sua storia, un gruppo di dipendenti Facebook, ha scioperato contro la società ritenuta colpevole di non aver segnalato il post razzista del presedente Donald Trump, in seguito alle proteste successive all’uccisione di George Floyd.

I dipendenti di Facebook minacciano le dimissioni senza un ripensamento delle politiche aziendali e non sono mancate critiche dirette a Zucherberg su Twitter anche da parte dei manager della prima linea. “Internet è una prateria liberia”, afferma Zucherberg, e non tocca alle piattaforme di social network fare i controlli sui post politici.

La scelta del fondatore di Facebook di non indicare i post violenti o falsi gli ha attirato un mare di critiche soprattutto dalla Silicon Valley, il cui amministratore delegato di Twitter, Jack Dorsey, ha invece difeso la scelta della società di evidenziare i due tweet “fake” di Trump.

Il presidente Usa in seguito alla controversia sul controllo dei social netwok, ha preparato un ordine esecutivo anti-social che riduce l’immunità di cui godono le piattaforme per contenuti dei loro siti proteggendole da eventuali cause.

In ogni caso, nonostante le montagne russe di questo periodo, le azioni Facebook, sono ancora ad un livello superiore rispetto alle quotazioni di un anno fa del +33,4%, con una capitalizzazione di mercato di 660 miliardi di dollari.

Lo scorso anno il gruppo ha registrato ricavi pubblicitari per 69,6% miliardi di dollari, in crescita del 27% e con oltre 2,9 miliardi di utenti mensili attivi, più di un terzo della popolazione mondiale.

Silvia Prudenzi

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