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Politica

Ue, con Mes per l’Italia fino a 40 miliardi: le condizioni

Il Pandemic Crisis Support è attivo, ma fino ad ora nessun Paese ha fatto richiesta di utilizzarlo. Si tratta di uno strumento con cui vengono messi a disposizione prestiti ai Paesi più colpiti dal coronavirus dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes). 

(Foto di Christopher Furlong, da Getty Images)

Ancora nessuna adesione al Pandemic Crisis Support, lo strumento che prevede prestiti ai Paesi più colpiti dal coronavirus messi a disposizione dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Arriva, per il mancato interesse, anche lo stupore di Angela Merkel: “Non lo abbiamo attivato perché rimanga inutilizzato”. Ma come funzionerebbe questo strumento messo a disposizione dall’Ue? Si tratta di una linea di credito approvata dall’Eurogruppo in data 8 maggio 2020 nell’ambito del Mes. Questa nuova linea di credito consentirebbe prestiti fino al 2% del Pil 2019 di ciascun Paese. In Italia si parla di 35,7 miliardi, che possono essere gonfiati fino a raggiungere a 40 miliardi. L’Italia, aderendo alla linea di credito per un prestito a 10 anni, risparmierebbe 4,8 miliardi di euro rispetto a un prestito qualsiasi cercato sul mercato. Ma ci sono delle condizionalità. Anzi, in realtà, a ben vedere, sembra essere una sola la condizione: il Pandemic Crisis Support deve essere usato per “spese sanitarie dirette e indirette“. Con questa espressione si intendono sia investimenti nel sistema sanitario vero e proprio, sia investimenti per la prevenzione sanitaria in altri settori (come, ad esempio, la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro o la creazione di scuole legate alla recente esigenza di più aule a causa dell’emergenza).

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(Foto di John Thys, da Getty Images)

E’ escluso, a differenza del classico Mes, ogni tipo di sorveglianza finanziaria ed economica stile Grecia. Non ci sono richieste dirette su riforme economiche di bilancio. Insomma, per riassumere la differenza rispetto al vecchio Mes è radicale: in questo caso non ci sarà nessuna richiesta o sorveglianza applicata ai Governi, l’unico criterio da rispettare è che la destinazione del prestito sia effettivamente legata a esigenze sanitarie dirette e indirette. E’ previsto esclusivamente un esame sul debito preesistente del Paese, per valutare la sostenibilità del prestito. L’Italia è già stata sottoposta a esame ed è risultata idonea. A questo punto, è necessario tornare allo stupore della Merkel dovuto al disinteresse nei confronti della linea di credito. Come sottolineato dal Corriere, la mancata adesione di Spagna e Portogallo potrebbe esser legata a una motivazione specifica: i due Paesi godono già di interessi molto bassi per quanto riguarda i prestiti sul mercato. Il rendimento bond decennale dei due Paesi corrisponde al 0,45%. Per questo, il risparmio guadagnato aderendo al Mes sarebbe comunque meno considerevole.

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Ma non vale lo stesso per l’Italia. Anzi, il rendimento dei bond Italiani sembra addirittura più alto di quello della Grecia che, mostrando interesse per il Mes, ha abbassato anche il costo del suo debito. Proprio da questo deriva lo stupore della cancelliera tedesca, da un rifiuto aprioristico nei confronti di uno strumento che offrirebbe all’Italia un risparmio che i mercati non potrebbero garantirle. Arriva anche la pressione del Pd, che si rivolge soprattutto alle frenate di Conte e M5s. Come spiega il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta: “La posizione di Angela Merkel è del tutto ragionevole. I soldi ci sono, la condizionalità del Mes per la sanità è del tutto diversa da quella del fondo Salvastati. Sarebbe un vero peccato non ricorrervi, anzi, un vero errore. Se guardiamo nel complesso al Sure, al Mes, al Recovery Fund, ci sono le condizioni per accedere a risorse che possono contribuire in modo decisivo al rilancio del Paese”. Ma resiste ancora parte del centrodestra che, attraverso le parole di Salvini, ribadisce: “Lo stanno rifiutando tutti, dalla Grecia alla Spagna e alla Francia, la Merkel si occupi di Germania che all’Italia ci pensiamo noi”. Fa eco anche Giorgia Meloni: “In Parlamento vedremo chi sarà con noi e chi invece ci vuole consegnare alla Troika. La posizione di Fratelli d’Italia è chiara: il Mes è una trappola, e l’Italia non deve caderci dentro”.

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