Ho sposato un gigante, ricordate Manuela? Oggi mamma per la terza volta

Manuela Figlia è stata una delle protagoniste di Ho Sposato un Gigante, il reality portato in Italia da La5 nell’ormai lontano 2015, che era volto a indagare la vita e gli ostacoli che le persone affette da nanismo fronteggiano nella loro vita quotidiana. E nel corso del programma Manuela aveva raccontato davanti la macchina da presa la sua esistenza al fianco del marito, Fabio.

I due si sono conosciuti su un forum in Internet, quando lei ancora viveva a Napoli. Affetta dalla sindrome di Kniest, malattia che provoca nanismo, Manuela Figlia è abituata ad avere gli occhi puntati addosso, sebbene abbia sempre detto che durante l’adolescenza ha vissuto in un ambiente abbastanza sereno da non subire mai alcun tipo di aggressione vera e propria. L’attenzione, oltretutto, viene catturata dal fatto che suo marito Fabio è alto più di un metro e ottanta.

Ho sposato un gigante: una storia d’amore e un nuovo figlio

Ai tempi di Ho sposato un gigante, Manuela e Fabio avevano già due figli, Mattia e Giorgio. Il primo ha ereditato la stessa condizione della madre. Scoprirlo, per Manuela, è stato uno dei momenti più difficili della sua vita, come ha affermato la donna stessa nel corso di un’intervista: “Chi è affetto da una malattia vive la gravidanza nello stesso modo in cui la vive una persona sana, ma ovviamente il desiderio di avere un figlio sano è maggiore, perché senti il peso del senso di responsabilità“. Soprattutto c’è la paura di bullismo. 

A questo proposito la donna ha spiegato: “Avevamo qualche timore nello iscriverlo alla scuola pubblica e invece i suoi compagni e gli insegnanti sono stati la sua forza. È grazie a loro che lui è così audace, si butta senza timore in ciò che fa e questo ci ha sorpreso e emozionato”.

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Oggi la donna, che continua la sua carriera come fotografa ma anche come life coach è diventata mamma per la terza volta ed è estremamente contenta della sua vita e anche della sua partecipazione al reality, dove ha cercato di sdoganare alcuni pregiudizi legati alle persone basse o affette da malattie che portano al nanismo.