Un insegnante su tre non vuole fare i test sierologici

Un terzo dei circa due milioni di lavoratori della scuola sarebbe reticente a fare il test: nonostante il kit messo a disposizione gratuitamente dal commissario per l’emergenza Domenico Arcuri.

PADOVA 24–08-2020 BERGAMASCHI/FOSSELLA
CORONAVIRUS- DISTRETTO SANITRIO USSL 6 , VIA TEMANZA. TEST SIEROLOGICI INSEGNANTI- PERSONALE DELLA SCUOLA.

Inizia male la “procedura di approccio” alla riapertura delle scuole: un terzo degli insegnanti sarebbe infatti reticente a fare il test, mentre alcuni medici di famiglia stanno rinviando il personale scolastico alle Asl. Mentre sono sempre di più i kit arrivati in ritardo o incompleti. Comincia dunque in salita lo screening per 2 milioni di lavoratori della scuola, che dal 24 agosto al 7 settembre possono sottoporsi volontariamente al test sierologico per il Covid, messo a disposizione gratis dal commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. Mentre in alcune regioni, come il Friuli-Venezia Giulia, i test partiranno soltanto oggi, da altre iniziano ad arrivare già i primi dati sui risultati: 16 docenti positivi in Veneto, 12 in Lombardia (tra Varese e Como), 20 in Umbria, 4 in Trentino. Rimarranno in isolamento volontario in attesa del tampone, seguendo la procedura del ministero della Salute. Basterà a riaprire le scuole in sicurezza? E’ perplesso il presidente dell’associazione dei presidi nel Lazio, Mario Rusconi: «Bisognava fare test obbligatori, anche agli studenti del triennio delle superiori: è stato un clamoroso errore renderli facoltativi. Bastava un provvedimento del governo, come ne sono stati fatti molti altri in questi mesi». E la prima ricognizione dei medici di famiglia sembra dargli ragione. «Abbiamo riscontrato una minore adesione rispetto al previsto — spiega il vicesegretario della Federazione dei medici di famiglia Domenico Crisarà —. Almeno in base ai dati del personale che abbiamo contattato direttamente, visto che da giovedì scorso ci sono stati forniti gli elenchi, c’è un terzo degli insegnanti che si sottrae. Sono perplesso, stiamo parlando di un’emergenza sanitaria e l’adesione non dovrebbe essere messa in discussione».

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Ma anche gli insegnanti sono nel panico: nei vari gruppi social è un continuo tra richieste di chiarimenti e consigli, con diversi docenti che segnalano anche dei medici di base che si rifiuterebbero di fare il test e suggerirebbero di contattare l’Asl. «Anche questo non va bene: dovrebbero essere mandati al consiglio dell’ordine, fare il test agli insegnanti è un dovere professionale in questo momento», sottolinea Crisarà. Ma è anche vero che la confusione deriva dal fatto che in alcune regioni la somministrazione del test è stata affidata ai medici di famiglia, e in altre invece alle Asl. E poi ci sono stati i ritardi dei kit: anche se l’ufficio di Arcuri li ha consegnati alle Regioni il 10 agosto, non sono arrivati in tutti gli studi medici o alle Asl per tempo. Cittadinanzattiva conferma «problemi nella campagna per effettuare i test sierologici a docenti e personale Ata». Dal ministero della Salute rassicurano: «Migliaia i test già effettuati, la macchina sta andando a regime». Ma i «tempi sono strettissimi», rileva l’Anief, che chiede «informazioni chiare» e una «cabina di regia». E questo è solo l’inizio: sono già previsti test a campione durante tutto l’anno. L’Emilia Romagna è pronta a fare 20 mila tamponi al giorno dal 28 settembre allargandolo a tutte le figure professionali. Mentre in Veneto decine di prof chiedono di non rientrare perché immunodepressi o impauriti dal Covid.

Alessio Ramaccioni

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