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Politica

Coronavirus, l’allarme dei medici: “Il Piemonte subito in zona rossa”

Piemonte zona rossa subito. Lo chiede con urgenza l’Ordine dei medici di Torino alla luce dell’andamento epidemiologico nella regione.

Le varianti circolano da settimane e la situazione è già grave da tempo. Ma, più giorni passano, più appare evidente la tragicità della situazione. E i dati di oggi sull’andamento del contagio di oggi sembrano confermarlo. Nelle ultime 24 ore, sono stati registrati 22.409 nuovi casi di Coronavirus e 322 morti. A preoccupare, l’aumento dei ricoveri in terapia intensiva; ormai raggiunta la soglia critica del 30%. Secondo il virologo Pregliasco siamo ormai immersi nella terza ondata e entro fine marzo potremmo ritrovarci con picchi di 40mila contagi. Sulla stessa linea il virologo Crisanti: “Se la prossima settimana si superano i 30mila casi al giorni si deve chiudere tutto”.

Leggi anche: Bollettino coronavirus 10 marzo: 22.409 nuovi contagi, 332 decessi.

Un allarme condiviso anche dall’Ordine dei medici di Torino che, alla luce dell’andamento epidemiologico nella regione, ha chiesto che Piemonte sia subito zona rossa. Motivo scatenante, il numero dei contagi. I nuovi casi sono stati 2.018, 22 i morti. Il tasso di positività ha raggiunto il 7,2% su 28.183 tamponi eseguiti, di cui 16.565 antigenici. “La situazione epidemiologica attuale in Piemonte vede un costante aumento, giorno dopo giorno, dei contagi e dei ricoveri per Covid-19, con il concreto rischio di saturazione dei reparti ospedalieri”, affermano gli esperti. Per questo, l’Ordine ha richiesto una zona rossa che possa partire immediatamente. Non c’è più tempo e temporeggiare non serve. “Aspettare non ha alcuna logica né dal punto di vista sanitario né da quello economico e sociale”, insistono gli esperti.

Leggi anche: Il 9 febbraio 2020 lavoravamo così. Adesso pure: tutto ciò che non è cambiato in un anno di Coronavirus

Secondo l’Ordine dei medici di Torino, il pericolo maggiore è che la situazione di qui alla prossima settimana possa aggravarsi ulteriormente tanto più se, anche nei mesi scorsi, i ritardi sembrano averci fatto poco bene.  Inoltre, chiudere più tardi vuol dire anche chiudere più a lungo: più si perde tempo, più si avrà meno efficacia.
L’allarme è legato ai dati disponibili. “Abbiamo alcune stime secondo cui l’incidenza di persone positive in Piemonte, che al 7 marzo era di 277 ogni 100.000 abitanti, potrebbe raddoppiare entro le prossime due settimane a parità di condizioni”, sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici Guido Giustetto. Poi conclude: “Demenziale che il Governo assuma decisioni sulla base di rilevazioni risalenti a 10 giorni prima, utilizzando un sistema farraginoso che non tiene conto di tutti i dati già a disposizione e delle proiezioni possibili. Intervenire quando la situazione è ormai fuori controllo non serve”.

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