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Politica

Mario Draghi e le tensioni con l’Europa sui vaccini

Mario Draghi, l’uomo più europeista d’Italia, è a un passo dalla crisi con l’Europa. Ad aprire le tensioni con Ursula von der Leyen potrebbe essere proprio la questione vaccini. 

Mario Draghi non ha intenzione di perdere tempo e, se in materia di lockdown e restrizioni sembra aver agito sulla stessa scia di Giuseppe Conte, sul fronte vaccini sembra muoversi diversamente. Fin dal suo arrivo a Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio non ha nascosto l’urgenza di dover correre proprio sulla campagna vaccinale per frenare il contagio. Dalle premesse, la pratica. Prima il cambio di vertici del Cts, poi la sostituzione di Domenico Arcuri, infine la pressione per la consegna e l’arrivo delle dosi e un nuovo piano che ora bisogna rispettare.

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Intervenendo nelle sue comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue, il Presidente del Consiglio si è scagliato non solo contro le Regioni, ma anche contro l’Europa, anche se in maniera più celata. “ll dispositivo Covax è lo strumento migliore per raggiungere l’obiettivo di rafforzare la credibilità europea sui vaccini”, ha detto Draghi ricordando che il grande merito di Covax è quello di “garantire la distribuzione dei vaccini secondo le effettive necessità dei Paesi riceventi, e non in base all’interesse politico o economico o geopolitico dei donatori”.

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Mario Draghi, l’uomo più europeista d’Italia, da sempre vicino all’UE, non sembra nascondere i suoi malumori. Certamente, anche se la scelta europea è “stata giusta” – sostiene l’ex della Bce – “bisognava ancora imparare e stiamo ancora imparando, c’è ancora l’insidia e la difficoltà di capire“. Ciò nonostante, la delusione dei cittadini europei è stata grande e forse qualche errore c’è stato. Ad incrinare la stabilità dei rapporti, è il caso scoppiato ad Anagni nello stabilimento di AstraZeneca, dove sono state trovate quasi 30 milioni di dosi di vaccino. “Noi pretendiamo il rispetto dei contratti”, sarebbe stato il messaggio lanciato da Mario Draghi alla Presidente della Commissione. “Dove non è garantita reciprocità nelle esportazioni vaccinali, allora la posizione di Bruxelles dovrà essere inflessibile”, scrive Repubblica. Poi l’aut-aut: “O coordinamento, o si fa da soli”.

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