La Ministra dell’Interno chiede all’Unione Europea di rivedere gli accordi e sottolinea l’impegno del Presidente del Consiglio sul fronte della regolarizzazione dei flussi migratori.
“L’immigrazione è un fenomeno complesso che deve essere governato“. La Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese torna sulla questione migranti, lo fa da Palermo dopo aver presieduto il Comitato per l’ordine e la sicurezza alla prefettura del capoluogo siciliano.
“Devono esserci interventi di partenariato con i Paesi di partenza dei flussi e dobbiamo pensare a forme legali di flussi che possono essere i corridoi umanitari o il Decreto flussi che dobbiamo rivedere in termini di quote. Il limite fissato è molto, troppo basso – continua la Ministra – superato con un click in una giornata. Noi abbiamo eliminato questo limite previsto in modo da potere essere liberi di intervenire secondo le esigenze. Un flusso regolare può essere regolamentato. La sicurezza va di pari passo con i principi di integrazione, ma deve essere governato il sistema e su questo stiamo lavorando“.
Il capo del Viminale invoca l’Unione Europea e chiede che l’Italia sia ascoltata. “Il presidente Draghi ha posto sul tavolo dell’Europa il problema delle migrazioni: è una cosa importante perché occorre fare sentire la nostra voce. Credo che l’autorevolezza non solo del Presidente, ma anche delle azioni messe in essere in tutto questo periodo, dimostra che ci può essere una migrazione che deve essere sostenibile, umana, ma anche con delle regole“.
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Esistono dei diritti e all’Italia e alla Sicilia su questo versante nulla può essere contestato “ma deve esserci necessariamente” un coinvolgimento “da parte dei Paesi che oggi non sono molto favorevoli, ma sono ottimista che una soluzione sarà trovata. Per Lamorgese l’interlocuzione con gli altri paesi è fondamentale per la gestione dei flussi in particolare con paesi come la Tunisia. Tuttavia fa notare come gli accordi internazionali non siano stati d’aiuto in certe situazioni. “Dobbiamo valorizzare l’accordo di Malta che certamente non ha dato i frutti sperati, ma su quello dobbiamo lavorare. Abbiamo l’ambizione di un accordo a livello europeo di collocazione obbligatoria, ma sappiamo che ci sono certi Paesi che non accetteranno mai, come quelli del Gruppo di Visegrad. E allora basterebbe una collocazione facoltativa, ma con quote obbligatorie“.
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