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Cronaca

Dopo il videogioco ucraino, la morte di Raiola: la stampa italiana non riconosce più le fake news

Ogni tanto succede, viene annunciato un decesso ‘VIP’ e subito dopo viene smentito. Un personaggio noto non ha diritto nemmeno di stare male, che qualche uccellaccio del malaugurio lo fa scivolare anzitempo nella fossa.

Pippo Baudo, Silvio Berlusconi, oggi – e non per la prima volta – Mino Raiola, il noto procuratore sportivo da tempo malato, che non si è comunque lasciato abbattere dalla valanga di ‘disgrazie’ e ha fatto un tweet scacciaguai carico di ironia.

Fakenews e stampa Italiana – MeteoWeek

Il problema però rimane, se non riusciamo a distinguere le fake news i primi ad essere confusi siamo noi e di conseguenza confondiamo i nostri lettori. La notizia di Raiola ha fatto il giro del web in pochissimi secondi, le agenzie hanno annunciato la sua dipartita, noi abbiamo scritto e in un istante la sua morte era ovunque. Le testate giornalistiche più importanti d’Europa hanno proclamato il decesso del noto agente sportivo.

Credibile, poiché Raiola è malato da tempo ed è stato ricoverato d’urgenza, credibile quindi dicevamo, ma per nulla vero. Il Dr. Alberto Zangrillo ha subito diffuso una furibonda smentita, e il tweet di Raiola – che twitta anche da morto – ha detto tutto il resto:

 


 

Quando sono le morti ad essere fake news è spaventoso, imbarazzante e poco simpatico, soprattutto per chi morto non è. Quando si tratta di notizie mondiali che spesso non possono essere smentite? Quando si tratta della guerra in Ucraina, quando nessuno capisce più il confine tra verità e propaganda o fantasia, quando succede questo nascono quelle pericolose correnti di chi nega tutto, e allora nulla ha più importanza: una guerra, la morte di un uomo, un virus potenzialmente letale.

Libertà di stampa

Fakenews e stampa italiana – MeteoWeek

Abbiamo bisogno, e lo diciamo da sempre, di più libertà di stampa, l’Italia nel 2021 si trovava al 41′ posto secondo il World Press Freedom Index di Reporter Senza Frontiere, certo che, se quella poca libertà che abbiamo la sfruttiamo parlando di persone morte che in realtà son vive, e di bollettini di guerra che forniscono informazioni mutilate, o prive della giusta obiettività, allora forse le cose da rivedere sono diverse.

La corsa al ‘clickbait’ ha generato questi ‘mostri’, che danno più importanza ad arrivare per primi con la notizia scandalo del momento, piuttosto che verificare sul campo se effettivamente la notizia c’è. Il pensiero è: scrivi, pubblica, poi vediamo. E così è l’Informazione – e non Raiola –  ad essere deceduta sotto la ‘gara dei click’.

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