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Politica

La Russia può vincere, e la NATO deve cambiare “narrativa”

In una intervista pubblicata dall’agenzia AGI, il generale Marco Bertolini fa il punto sulla guerra in corso, ribaltando il racconto di una Russia sull’orlo del tracollo.

“La Russia ha perso il 70% della sua potenza operativa”. “La Russia ha perso quasi tutti i suoi carri armati moderni, e sta utilizzando residuati dell’ Armata Rossa”. Quante di queste affermazioni abbiamo letto o ascoltato in questi ormai tre mesi abbondanti di guerra? Una narrazione che vede Davide sul punto di battere Golia: l’Ucraina che, grazie alle armi della NATO, è sul punto di sconfiggere la Russia. Ma la situazione potrebbe essere abbastanza diversa.

Russia, obiettivo Donbass

La conquista del Donbass può essere il punto di non ritorno

A ribaltare la narrazione in corso è, tra gli altri, il generale Marco Bartolini, ex comandante del Comando Operativo Interforze e della Folgore. In una intervista rilasciata all’agenzia di stampa AGI Bartolini analizza la situazione sul campo, offrendo interessanti spunti di riflessione: “Si sta stringendo una tenaglia che dovrebbe portare all’accerchiamento delle forze ucraine che si stanno confrontando sul fronte Est” spiega il generale. “Una conquista del Donbass” aggiunge “potrebbe rappresentare il raggiungimento di un punto di non ritorno, la vittoria sul campo definitiva dei russi“. Quella descritta dal generale Bartolini è una realtà “sul campo” che in realtà inizia ad essere ammessa anche da fonti assolutamente attendibili. A partire dal presidente ucraino Zelensky, e non solo, come spiega l’alto ufficiale italiano: “Ormai, oltre che dalle ammissioni di Zelensky stesso, è quello che traspare anche dalle ammissioni in campo occidentale, soprattutto statunitense. Il New York Times, ad esempio, ha riconosciuto che la situazione degli ucraini è molto pesante. Una situazione che, se pur non auspicata né dagli Ucraini (o almeno buona parte di essi) e né dalla NATO, in particolare americani ed inglesi, potrebbe favorire la ripresa di negoziati, questa volta concreti. “Penso che, auspicabilmente, si sia giunti al punto nel quale i russi potrebbero aprire un tavole per i negoziati argomenta ad AGI il generale Bartolini, che aggiunge: “I cambiamenti sul terreno potrebbero essere prodromici a un cambiamento di approccio con i due interlocutori, Zelensky e Putin, che decidono di cominciare a discutere”.

L’Occidente ed il dovere di parlare chiaro

I progressi che l’esercito russo sta registrando in Donbass, la recente conquista definitiva di Mariupol hanno creato una frattura nella narrazione mediatica e politica non solo dell’Ucraina, ma sopratutto dei paesi NATO“Sta cambiando la narrativa in ambito occidentale, dopo che, soprattutto da parte americana e inglese, c’era stata la tendenza a dire che i russi non ce la facessero più e non fossero capaci” afferma Bartolini. “Non sappiamo quante perdite abbiano subito gli ucraini. Una ricerca dell’Onu parla di 5 mila civili uccisi ma non si parla mai dei militari ucraini morti. L’altro giorno Zelensky aveva parlato di 50-100 caduti al giorno, ai quali vanno aggiunti i feriti e i disertori, un fenomeno quest’ultimo che sta assumendo una dimensione preoccupante nel Donbass” continua il generale, che si sofferma su un aspetto fondamentale, e cioè sulle responsabilità che i leader occidentali si sono assunti nei confronti dell’Ucraina: “Johnson aveva parlato di vittoria, termine che non prevede la trattativa ma la resa dell’avversario, aveva portato l’esempio di Churchill e aveva spinto Zelensky a uno scontro senza condizioni, dicendogli che era il momento della gloria. La narrativa dei Paesi che avevano spinto di più per uno scontro senza se e senza ma sta cambiando. Non sono più consentiti voli pindarici, l’Ucraina non ha né la forza né la possibilità di riconquistare i territori perduti senza un intervento diretto della Nato che porterebbe a qualcosa di catastrofico, a una terza guerra mondiale”. Parole chiare, che sottolineano come la “guerra per procura” fino ad oggi portata avanti in particolare dagli Stati Uniti sia un progetto da modificare, quanto meno: “Continuare a mandare armi non aiuterebbe una controffensiva finale che ripristini lo status quo ma servirebbe a mantenere accesa una situazione di conflittualità costante nel tempo tra un’Ucraina occupata dai russi e un’altra sotto il controllo degli ucraini, una conflittualità cronica che sarebbe una maledizione, come è già evidente dai problemi per le esportazioni di grano” ribadisce il generale, andando ad illustrare un altro fondamentale aspetto della situazione: i danni economici globali che la guerra in ucraina ha innescato. Danni che ricadono in gran parte proprio sull’Europa, per la quale forse sarebbe arrivato il momento di assumere un ruolo centrale e di mediazione in questa drammatica crisi.

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