Il regime iraniano ha impiccato l’ex vice ministro della Difesa Alireza Akbari. Teheran lo accusava di essere una spia al soldo dei britannici.
Arrestato nel 2019, lui si era sempre proclamato innocente. A nulla sono serviti gli appelli della diplomazia americana e di quella inglese.
Alireza Akbari, così si chiamava il cittadino iraniano-britannico giustiziato da Teheran, già viceministro della Difesa sotto la presidenza di Mohammad Khatami (1997-2005). La condanna a morte – per impiccagione – gli era stata inflitta per l’accusa di spionaggio. Secondo il capo di accusa era colpevole di “corruzione e di aver danneggiato la sicurezza interna ed esterna del Paese passando informazioni di intelligence”.
Mercoledì scorso alla sua famiglia è stato comunicato di andare in prigione per “la visita finale” al condannato a morte. La moglie di Alireza Akbari ha riferito detto che il marito era stato spostato in isolamento. Soltanto poche ore fa anche gli Stati Uniti avevano unito la loro voce a quella del Regno Unito per chiedere alle autorità iraniane di sospendere l’esecuzione di Alireza Akbari, arrestato nel 2019 durante una visita in Iran. Dopo aver lasciato il suo incarico, si era trasferito nel Regno Unito dopo aveva ottenuto la doppia nazionalità. Akbari aveva sempre negato le accuse di spionaggio.
Il diplomatico statunitense Vedant Patel ha dichiarato che “le accuse contro Alireza Akbari e la sua condanna sono state motivate politicamente. La sua esecuzione sarebbe inconcepibile”.
“Siamo molto turbati dalle notizie secondo cui Akbari è stato drogato, torturato durante la detenzione, interrogato per migliaia di ore e costretto a fare false concessioni”, aveva aggiunto Patel, esortando il regime di Teheran a rilasciare “immediatamente” Akbari. Lui stesso aveva denunciato torture da parte dell’Iran.
Da tempo la Repubblica islamica dell’Iran è accusata di usare prigionieri – in particolare quelli con doppia nazionalità, ma anche di altri Paesi – come strumento di pressione o ottenere per scambi di detenuti. È quella che viene chiamata la cosiddetta «diplomazia degli ostaggi».
Akbari aveva ricoperto la carica di viceministro della difesa durante il mandato dell’ex presidente riformista Mohamed Katami (1997-2005). Poi tre anni fa era stato arrestato. Il ministero dell’Intelligence aveva parlato della sua vicenda come di “uno dei più importanti casi di infiltrazione” nella sicurezza dell’Iran.
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