Maxi operazione per l’identificazione di una rete che smerciava in tutta la Calabria ananolizzanti, steroidi e farmaci proibiti. Due anni di indagini, nove i fermati.
A distanza di pochi giorni da un’altra operazione antidoping analoga condotta a Palermo tra palestre e centri estetici, una maxi operazione è stata conclusa con successo dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria. Nove le persone sottoposte a fermo cautelare, tra queste anche un agente del corpo forestale dei Carabinieri e venti indagate. Migliaia i farmaci proibiti che sono stati intercettati e sequestrati.
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L’operazione è scattata all’alba al termine di una lunga analisi di intelligence coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi.
I militari sono intervenuti in provincia di Reggio, Catania e Firenze e con il supporto dei reparti locali e l’ausilio di Nas e dei Cacciatori di Calabria, hanno dato esecuzione a fermi e sequestri. Al centro dell’inchiesta una rete che commerciava illegalmente sostanze anabolizzanti e stupefacenti.
Si trattava in gran parte di farmaci dopanti, in particolare anabolizzanti e steroidi, per incrementare le prestazioni agonistiche. I clienti erano normali frequentatori di palestre appassionati di body building e sportivi dilettanti evidentemente incuranti delle gravissime ripercussioni che questo genere di farmaci provoca su cuore, fegato e circolazione.
L’operazione, ribattezzata ‘Ercole’ chiude una lunga attività diretta dal procuratore capo di Palmi Ottavio Sferlazza e iniziata fin dall’ottobre 2017 dopo che uno sportivo di Taurianova era stato trovato in casa privo di vita a causa di un collasso cardio-respiratorio. L’uomo era un appassionato di body building e dalla sua attività e dalle sue abitudini l’indagine ha avuto inizio.
È subito emerso che l’uomo facesse uso massiccio di sostanze anabolizzanti che gli avevano anche causato forti scompensi di salute, il tutto con il consiglio e la prescrizione di un personal trainer. Anche dopo la morte del body builder il traffico di sostanze illecite non si era interrotto: dietro un considerevole giro di denaro i frequentatori abituali delle palestre assumevano farmaci dopanti con continuità, soprattutto in vista delle gare.
Un commercio esteso e allarmante che riguardava diverse palestre e numerosi personal trainer che non si facevano scrupoli nel preparare i propri allievi anche con alimentazione farmacologica estremamente pericolosa. Un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro per procurarsi fiale, capsule e prodotti sintetici. Dal GH, il cosiddetto ormone della crescita al nandrolone, e ancora testosterone e stanazolo. I pagamenti avvenivano in bicoin o con semplici ricariche di Poste Pay ma più spesso in contanti.
Sotto inchiesta proprietari di palestre, allenatori che millantavano conoscenze mediche e nutrizionali per spacciare i loro farmaci.
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Un appuntato dei carabinieri del ruolo forestale, accusato di essere il preparatore atletico del deceduto, al quale aveva prescritto e anche fornito, i farmaci anabolizzanti, è stato sottoposto a fermo. Un uomo molto conosciuto nell’ambito delle palestre, uno sportivo con una fama consolidata e credibile. L’appartenenza all’arma sembrava renderlo inattaccabile: si muoveva con grande sicurezza e senza nessuno scrupolo. Tanto che tra i suoi numerosi clienti sono stati individuati anche alcuni singoli appartenenti alle forze dell’ordine.
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