Vecchio farmaco antidiabete blocca il cancro al cervello: lo rileva uno studio italiano

Un recente studio condotto da alcuni ricercatori italiani ha dimostrato come la fenformina, un farmaco utilizzato in passato come antidiabetico, abbia la capacità di bloccare il cancro al cervello che colpisce in età pediatrica.

fenformina cancro cervello

Scoperta dunque una “proprietà antitumorale” in un vecchio farmaco usato in passato contro il diabete. Ad occuparsi di questa ricerca sono stati alcuni ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, dell’Istituto Pasteur Italia e dell’IIT Istituto Italiano di Tecnologia, coordinati da Gianluca Canettieri del Dipartimento Medicina molecolare della Sapienza.

Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista Cell Reports, che dal 2012 (anno della sua fondazione) pubblica regolarmente articoli di ricerca vertenti una vasta gamma di discipline nell’ambito delle scienze della vita.

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La fenformina, farmaco antidiabetico che blocca il cancro al cervello

Secondo quanto riportato dallo studio italiano, la fenformina, un farmaco utilizzato in passato come antidiabetico insieme alla più conosciuta metformina, ha dimostrato di avere capacità che consentono di bloccare lo stato di avanzamento del cancro al cervello più comune in età pediatrica. Si tratta, più nello specifico, del medulloblastoma, tumore maligno che detiene in Italia un’incidenza pari a circa 7 bambini colpiti ogni milione.

Un tumore raro, del quale finora non è stata ancora individuata alcuna strategia efficace per la prevenzione, e che compromette seriamente la sopravvivenza dei piccoli colpiti. Infatti, le possibilità di vita a 5 anni dalla sua diagnosi sarebbe di poco superiore al 60%.

Lo studio effettuato dai ricercatori italiani, però, è riuscito ha svelare il meccanismo biochimico alla base dell’azione della fenformina, che risulterebbe agire come una “batteria al contrario“, ovvero caricando elettricamente le cellule tumorali per poi spegnerle.

laboratorio - cancro cervello

Come spiega all’AGI Gianluca Canettieri, professore ordinario alla Sapienza del Dipartimento di Medicina Molecolare, “ciò che avviene nella cellula trattata con la fenformina è un processo di ossidoriduzione, ovvero un fenomeno simile a ciò che accade quando ricarichiamo le pile con il carica-batterie: aumentiamo la presenza di cariche elettriche dentro la cellula. Ma le cellule tumorali hanno delle pile che, una volta ricaricate, avviano un processo che le porta a rallentare la crescita. Inoltre, pur avendo effettuato i nostri studi sul medulloblastoma, riteniamo che questo meccanismo di ricarica-spegnimento sia efficace anche per altri tumori, come mostrano alcuni nostri dati recenti”.

Inoltre, come aggiunge Laura Di Magno, prima autrice del lavoro, “queste osservazioni ci spingono a focalizzare i nostri studi futuri nella messa a punto di nuove strategie antitumorali basate sull’uso di farmaci o, addirittura, di specifici alimenti in grado di aumentare lo stato ossidoriduttivo cellulare, ricaricando le batterie antitumorali”.

“Se futuri studi clinici valideranno le osservazioni pre-cliniche, la fenformina stessa potrebbe rappresentare una nuova arma efficace contro alcuni tumori, tra cui quelli cerebrali”, conclude infine la ricercatrice del Centro IIT di Roma.

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