Più di un’ impresa su tre in Italia rischia di chiudere per sempre. In Italia va peggio che nel resto dell’Eurozona. Gentiloni “Ripresa lecita, ma lenta”.
Italia: crollo del Pil. La crisi più violenta è quella nostrana
Secondo i dati Istat il 38% delle imprese italiane è a rischio chiusura. Non arrivano buone notizie nemmeno dalla Commissione Europea, secondo la quale il PIL 2020 del Bel Paese subirà una brusca diminuzione scendendo al -11,2%. Un crollo drastico, il peggiore dell’Eurozona. Secondo le stime presentate dalla Commissione Europea si assisterà ad un leggero incremento del Pil nazionale, solo nel 2021.
Il Commissario all’economia, Paolo Gentiloni commentando i dati ha dichiarato “Le previsioni economiche d’estate ci mostrano che la strada per la ripresa è ancora lastricata di incertezza”, soprattutto perché “la pandemia ha colpito l’economia europea più forte dell’atteso, anche se un cauto rimbalzo sta cominciando”, Nel 2020 “contrazioni relativamente forti sono attese in Italia, Francia e Spagna, mentre contrazioni più ridotte si attendono in Germania, Olanda e Polonia”. “Le divergenze tra Paesi, sia nella recessione, sia nella ripresa, sono legate alla diversa tempistica e rigore dei lockdown, e dalla diversa struttura economica”.
Anche Valdis Dombrovskis, Vicepresidente della Commissione Europea concorda con il Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni: “L’impatto economico del confinamento è più grave di quanto avevamo inizialmente previsto. Continuiamo a navigare in acque agitate e siamo esposti a molti rischi, tra i quali un’altra massiccia ondata di contagi”. “Le previsioni sono un esempio eloquente della necessità di concludere un accordo sul nostro ambizioso pacchetto per la ripresa, NextGenerationEU, per aiutare l’economia. Per quanto riguarda i prossimi mesi di quest’anno e il 2021 è lecito attendersi una ripresa, ma dovremo sorvegliare da vicino il rischio che avvenga a ritmi diversi. È nostro dovere continuare a proteggere i lavoratori e le imprese e a coordinare scrupolosamente le politiche a livello dell’Ue, per poter uscire dalla crisi più forti e più uniti”.
Secondo le risultanze dall’indagine condotta dall’ISTAT, le imprese italiane arrancano per evitare la cessata attività. La crisi finanziaria grava pesantemente soprattutto sulla tenuta delle micro e piccole imprese, anche se non sono esenti dal pericolo, nemmeno le grandi produzioni. Un situazione di estrema criticità che rischia di mettere a repentaglio l’economia italiana. La fotografia scattata dall’ISTAT mostra in modo inequivocabile che in seguito al lockdown il 74% delle imprese italiane ha subito un crollo del fatturato pari al 50% rispetto all’era pre-covid 19. Le attività produttive forti e maggiormente competitive hanno da subito messo in atto delle strategie per la ripresa, ma sono le piccole e medie imprese che spaventano.
Il rischio chiusura, per loro è molo alto.
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