Luca Palamara torna a parlare del potere delle correnti definendole ‘sistema’. “Dopo le vicende legate al mio nome, siamo giunti ad un punto di non ritorno”. Ma specifica: “Non lascio la magistratura, mi difenderò nel corso del processo”
Il sistema non va, il potere delle correnti influenza magistratura e, di conseguenza, la politica. Luca Palamara davanti al procedimento disciplinare lo ripeterà a chiare lettere la prossima settimana: le mosse a lui attribuite “non sono tali avendo parte fatto parte di un sistema, quello delle correnti, che a torto a ragione caratterizza l’organizzazione interna alla magistratura”. E lo ripete nel corso di un intervento nella trasmissione di Radio Radicale. “Non è mio intendimento fare ‘muoia Sansone con tutti i Filistei’ ma piuttosto un ragionamento serio e approfondito di come il potere delle correnti abbia influenzato non solo la vita interna della magistratura ma la vita politica del Paese”.
Poi, entra nello specifico, ammettendo una colpa di sistema e una necessità di rinnovamento per evitare il cosiddetto ‘punto di non ritorno’. “Penso che questo sistema – ha spiegato – con le
vicende che sono emerse che vedo con dolore legate al mio nome,
hanno segnato un punto dal quale sarà difficile risollevarsi”. Nel corso dell’intervista, analizza poi le correnti della magistratura.
E qui diventa pungente. “Il carrierismo sfrenato fa perdere la bussola, probabilmente anche a me. Che le correnti siano state al centro, il motore, della vita interna della magistratura….nulla si muove all’interno della magistratura se la corrente non lo vuole. E’ il momento di guardare a chi è rimasto fuori da questo meccanismo?”, si chiede Palamara
“L’autoriforma da sola non basta a risolvere i problemi. Sono convinto che il sistema deve cambiare ma serve un ragionamento su come”. Palamara amette le difficoltà. “Ci sono due anime nella magistratura, chi ritiene che tutto si risolva con l’autoriforma e chi crede che non sia sufficiente e che debba intervenire la politica. Nessuno ha la ricetta migliore. Il mio obiettivo prioritario – sottolinea – è difendermi nel processo e non lasciare la magistratura”. Così Luca Palamara, a Radio Radicale, ha risposto se fosse pronto a scendere in politica.
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Nonostante il clamore mediatico, ribadisce di non aver paura dei propri giudici nel procedimento disciplinare che si terrà la prossima settimana. “Nessun timore. Ho fiducia nel sistema e credo sia interesse di tutti, non solo mio che mi trovo dall’altra parte, che il giudizio si esplichi secondo le regole dello stato di diritto”; si tratta di “come esplicare al meglio il diritto di difesa”.
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