L’anno scorso era stato certificato dal Tribunale di Locri l’ineleggibilità del primo cittadino, la Corte d’Appello di Reggio Calabria lo ha confermato. Il paesino jonico dovrà essere commissariato.
Antonio Trifoli, sindaco leghista di Riace, è decaduto. La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha confermato la sentenza del Tribunale di Locri che l’anno scorso aveva certificato l’ineleggibilità del primo cittadino, successore di Mimmo Lucano. Il paesino jonico dovrà dunque essere commissariato.
Tramite l’avvocatura distrettuale di Stato, la prefettura aveva esposto il problema pochi mesi dopo le elezioni comunali vinte da Trifoli, che era però in realtà ineleggibile essendo un dipendente del Comune a tempo determinato nel momento in cui si è candidato a primo cittadino. Il ministero dell’Interno, in una nota finita nel fascicolo della Corte d’Appello, aveva spiegato la sua condizione lavorativa: “caratterizzata dalla sussistenza, in capo al sindaco di Riace, di un rapporto di lavoro di carattere subordinato, a tempo parziale (26 ore settimanali) e determinato”. Questo “rende applicabile, al caso di specie, la disciplina di cui al combinato disposto del comma 1, n. 7 e comma 8 dell’articolo 60 del decreto legislativo 267/2000”.
Ovvero Trifoli non poteva candidarsi come primo cittadino se non dimettendosi da dipendente comunale a tempo determinato, il tipo di rapporto di lavoro che aveva con il Comune lo costringeva a non poter chiedere l’aspettativa per motivi elettorali. Trifoli ha fatto tutto il contrario: non si è dimesso e al tempo stesso ha chiesto e ottenuto l’aspettativa.
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Come aveva fatto il Tribunale di Locri, anche la Corte d’Appello ha condiviso la posizione del ministero dell’Interno. I giudici di secondo grado, infatti, hanno giudicato infondato l’appello proposto da Trifoli e hanno stabilito che “la conservazione del posto di lavoro per tutta la durata dell’aspettativa elettorale (garantita al lavoratore a tempo indeterminato) non è strutturalmente compatibile”. “Il contratto a tempo determinato – secondo quanto si legge nella sentenza – è stato stipulato e le proroghe sono state adottate, non per esigenze del datore di lavoro, ma al fine di attuare la finalità solidaristica del processo di stabilizzazione del lavoratore, in vista di un miglioramento del suo status; gli oneri economici per la relativa attuazione sono sostenuti con fondi, non di provenienza del datore di lavoro, bensì con fondi appositamente erogati, con destinazione straordinaria, da soggetti terzi. L’aspettativa elettorale con conseguente diritto alla conservazione del posto di lavoro, non è, quindi, compatibile con questi ineliminabili presupposti”. In pratica, la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha deciso che Antonio Trifoli non può fare il sindaco di Riace.
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