Esattamente un secolo fa veniva al mondo Nino Manfredi: il re tragicomico della televisione italiana.
100 anni fa, il 22 marzo 1921, in un piccolo paese ciociaro denominato Castro dei Volsci, nasceva Nino Manfredi. Figlio di Romeo Manfredi e di Antonina Perfili, provenienti entrambi da famiglie contadine, nei primi anni si trasferisce a Roma e trascorre l’infanzia nel quartiere di San Giovanni. Animo ribelle e intraprendente, scappa svariate volte dal collegio finché non è costretto a proseguire gli studi da privatista. Dopo aver contratto la tubercolosi resta a lungo in sanatorio, dove impara a suonare un banjo da lui stesso costruito ed entra nel complessino a plettro dell’ospedale. Da lì scatta la scintilla del teatro: dopo un’esibizione, avvenuta nello stesso sanatorio, della compagnia di Vittorio De Sica, inizia ad appassionarsi alla recitazione.
Per volere della famiglia, completa gli studi di legge, ma il suo animo è naturalmente votato all’arte. Il debutto in teatro porta il nome della compagnia Maltagliati-Gassman insieme a Tino Buzzelli. Da qui passa poi alla scuola del Piccolo Teatro di Milano con Giorgio Strehler e infine, di nuovo a Roma, con Eduardo De Filippo. Dopo una lunga gavetta, negli anni ’50 sbarca in radio con siparietti leggeri, tra varietà e commedia musicale. è qui che viene fuori il suo vero talento da comico.
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Il 1955 segna una tappa fondamentale nella vita di Nino Manfredi: il matrimonio con Erminia Ferrari, che sarà sua compagna fino alla fine. Nello stesso periodo “scopre” la televisione: qui acquisisce notevole popolarità, fino ad imporsi nel decennio successivo come uno delle colonne portanti del cinema italiano. Da questo momento inizia a vestire anche i panni del regista, conquistando una grande libertà nel costruire i suoi personaggi. Libertà che si riversa in tutte le forme d’arte con cui Nino Manfredi viene a contatto: con Luigi Comencini crea un indimenticabile Geppetto per la versione televisiva di “Pinocchio” (1972) e due anni dopo grazie al magico incontro fra lui, Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli e Stefano Satta Flores, con Ettore Scola dà vita al celeberrimo “C’eravamo tanto amati”. Dopo il grande successo, le sue comparse sul piccolo schermo si fanno sempre più frequenti e poliedriche: sposa la musica portando “Tanto pe’canta’” nella hit parade e sbarca anche sul palco di Sanremo. Torna poi a ributtarsi sul teatro e infine abbraccia la pubblicità.
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L’ultimo suo ruolo è quello di Galapago nel film, uscito postumo in Italia, “La fine di un mistero” (La luz prodigiosa), diretto da Miguel Hermoso. Il 7 luglio 2003, subito dopo la fine delle riprese, viene colpito da un ictus nella sua casa romana. Le condizioni si presentarono gravi fin da subito e viene trasportato d’urgenza all’ospedale Santo Spirito. A settembre un netto miglioramento consente il ritorno a casa, ma a dicembre viene colpito da una nuova emorragia cerebrale. Da questo momento in poi, trascorre sei mesi in una continua alternanza di miglioramenti e peggioramenti per poi morire a Roma all’età di 83 anni, il 4 giugno 2004.
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