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Cronaca

Allarme quarta ondata: i virologi contro le riaperture

Esperti e virologi contrari alle riaperture. Si teme sempre di più l’arrivo della quarta ondata di Covid. Pochi vaccinati e aperture troppo permissive rischiano di portare un boom di contagi a fine maggio. 

Andrea Crisanti-Meteoweek.com

Da lunedì 26 aprile è ritornata la zona gialla e quasi tutte le regioni d’Italia sono passate in questa fascia. Resta solo il coprifuoco alle 22 delle precedenti misure restrittive. Riaprono i negozi, i bar e i ristoranti anche se solo all’aperto. Ripartono i teatri e i cinema e le sale da concerto. Ritornano in classe anche gli studenti delle superiori: in zona rossa la presenza è garantita dal 50% al 75%, mentre in zona gialla e arancione dal 70% al 100%. Consentiti anche gli spostamenti tra regioni senza obbligo di autocertificazione. Insomma, quasi un completo ritorno alla normalità. Ma per i virologi è stata una mossa troppo ardita. La velocità delle riaperture può portare a gravi conseguenze.

Il presidente Draghi, annunciando il nuovo decreto Covid ha dichiarato: «Il Governo ha preso un rischio, un rischio ragionato, fondato sui dati, che sono in miglioramento. Questo rischio che abbiamo preso e che sicuramente incontra le aspettative dei cittadini però si fonda su una premessa, che quei provvedimenti che governano il comportamento nelle attività riaperte siano osservati scrupolosamente». Il messaggio che però è passato è quello di un abbassamento del rischio di contagio dovuto dalla discesa della curva ma gli scienziati non sono d’accordo. Il professor Galli, ieri ospite a Cartabianca, ci ha tenuto a precisare che la comunità scientifica non ha fornito dati tali da permettere questo tipo di libertà e che il governo deve ammettere che è stata una scelta politica dettata principalmente dall’economia e non dalla scienza.

Allarme quarta ondata, riaperture troppo precoci

L’epidemiologo Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler ha presentato al Cts un report dove si sottolinea che, con l’aumento dell’indice di trasmissibilità Rt, l’epidemia «potrebbe non essere facilmente controllabile senza ulteriori restrizioni, soprattutto in caso di riaperture precoci (entro aprile)». Se l’indice salisse a 1,25 ci sarebbe il rischio di una quarta ondata che «richiederebbe misure importanti per evitare un altissimo numero di morti in breve tempo». Secondo Merler, le riaperture precoci, fatte entro aprile, possono portare a un «costante ma alto numero di morti giornaliere». Le conseguenze, quindi potrebbero portarci ad una situazione ancora più grave di quella in cui riversiamo oggi.

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Anche Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, sottolinea che «di questo passo non è pessimistico pensare che a fine maggio ci sarà una nuova ondata, ma assai realistico». Crisanti dice di poter fare anche «un altro pronostico facile: nelle prossime settimane ci sarà chi dirà: Avete visto? La curva dei contagi non risale nonostante le riaperture». Ma la dinamica del virus non funziona in modo così semplice ed immediato. La situazione è complessa e in gioco ci sono vari fattori: «Da una parte ci sono le restrizioni dei mesi scorsi, che per altre due o tre settimane modereranno la curva, ma dall’altra arrivano i nuovi contagi dovuti alle riaperture, agli aperitivi, alle visite agli amici e alle scuole, i cui risultati rimarranno invisibili per qualche tempo ed esploderanno a fine maggio».

Il ritmo delle vaccinazioni ci eviterà (forse) la quarta ondata

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I governatori di regioni e il governo stesso invocano il buon senso. Continuare a rispettare le regole base per evitare il contagio è fondamentale soprattutto ora che si è riaperto tutto. Un dato essenziale sarà il numero di vaccinati. Se ci sarà o meno una quarta ondata dipenderà dalla velocità delle vaccinazioni. Solo un alto ritmo di somministrazioni potrà risparmiarci dalla quarta ondata e dalla diffusione di ulteriori variazioni, tra cui quella inglese e quella indiana. Per Crisanti e altri scienziati sono proprio le varianti a causare maggiori preoccupazioni. «Proprio queste temibili novità avrebbero richiesto maggiore prudenza. Si sarebbe dovuto seguire l’esempio dell’Inghilterra, che solo dopo aver vaccinato il 70 per cento della popolazione si è permessa timide riaperture. Il contagio va diminuito molto di più prima di alleggerire le misure, altrimenti senza tamponi e tracciamento riparte in poche settimane».

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