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Pontecorvo su Afghanistan:«Tutti via entro la fine del mese, pericolo rappresaglie e attentati»

Stefano Pontecorvo, rappresentante civile della Nato in Afghanistan, che guida le operazioni all’aeroporto di Kabul, spiega cosa potrebbe accadere

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Stefano Pontecorvo, rappresentante civile Nato in Afghanistan, si sta occupando di coordinare le operazioni all’aeroporto di Kabul e in un’intervista a La Stampa spiega cosa potrebbe accadere se non si rispetta la scadenza data dai talebani (il 31 agosto, ndr) per il ritiro delle truppe americane. Si tratta di una scadenza «molto concreta» e «per ora stiamo facendo una programmazione. Per consentire agli americani di lasciare il Paese serve tempo, sono diecimila e non possono partire tutti in un giorno». 

«I talebani possono decidere di non perseguire vendette se non in casi particolari. Ma se ci sbagliamo, lasciamo alla loro mercé un sacco di gente. Meglio non prendere rischi», ha detto anche in un colloquio con La Repubblica, sottolineando come «la priorità indicata dal segretario generale sia far uscire il maggior numero di nostri collaboratori» e «l’ultimo soldato Nato deve aver lasciato questo Paese per il 31 agosto». 

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Parlando con La Stampa e poi anche con La Repubblica, Pontecorvo racconta che «l’Isis ha centinaia di miliziani sparsi e ora c’è una chiamata generale per recarsi a Kabul», mentre «i talebani non sono in grado di controllare a fondo la situazione. L’aeroporto è un bersaglio perfetto perché molti stranieri sono qui con gli afghani. Ma è molto ben guardato e abbiamo sistemi di difesa e sorveglianza che dovrebbero metterci al riparo. Dentro all’aeroporto c’è una calma relativa, il problema è il sovraffollamento: ci sono oltre diecimila afghani che aspettano di essere evacuati, poi seimila militari americani e altri tremila di altre nazioni». Il punto è che la base «ha i servizi per cinquemila persone».

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Pontecorvo a La Stampa precisa che «sugli aspetti fondamentali i talebani non credo siano cambiati, ma sono consapevoli di alcune linee rosse della comunità internazionale, con la quale vogliono avere rapporti, sia economici che politici. Davanti però hanno una società afghana che è cambiata in questi 20 anni. Questo Paese loro lo conoscono poco». Secondo il rappresentante civile Nato, il governo Ghani «non ha saputo unificare un Paese che è frammentato, ma nei momenti difficili è stato unito». Per ciò che concerne la comunità internazionale, Pontecorvo ritiene sia ora «di fare una profonda introspezione su come sono andate le cose».

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