Fabrizio Nonis, il macellaio della tv massacrato di botte allo stadio

Fabrizio Nonis, il macellaio della tv, è stato picchiato violentemente allo stadio, dove si era recato per vedere la partita Verona-Inter insieme a suo figlio.

Fabrizio Nonis, un veneziano di 58 anni noto volto televisivo del mondo dell’enogastronomia, voleva passare una serata diversa in pieno relax insieme a suo figlio, per vedere allo stadio Verona-Inter. Il loro era un piano semplice: pizza, partita e casa, eppure qualcosa è andato storto.

Fabrizio Nonis, pestato allo stadio dopo Verona-Inter

Fabrizio Nonis è conosciuto per essere un noto volto televisivo che ha lavorato a Gambero Rosso Channel, Canale 5, Alice Tv, solo per citarne alcuni. E’ anche scrittore, giornalista, organizzatore di eventi e macellaio: quest’ultimo un titolo che si è attribuito nel suo format televisivo “Beker on tour“. La serata allo stadio Bentegodi di Verona per la partita Hellas-Inter doveva essere una sera all’insegna del relax, invece si è trasformata in un incubo. Nonis è stato picchiato dai tifosi del Verona, che gli hanno perforato il timpano dell’orecchio destro.

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«Siamo usciti dallo stadio contenti e felici per aver visto una bella partita. Era da due anni che non andavamo allo stadio. Io tifo Inter e seguo con molta simpatia l’Udinese, grazie alla mia attività professionale ho avuto modo di conoscere e frequentare molti giocatori come Andrea Ranocchia e Kevin Lasagna. Li avevo sentiti in settimana ed eravamo riusciti a recuperare due biglietti sotto la tribuna stampa per la prima partita da vedere assieme», così aveva raccontato Fabrizio Nonis a Il Corriere del Veneto.

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Padre e figlio si stavano recando verso la loro auto alla fine della partita, quando sono incappati in un ritrovo di ultrà dell’Hellas. Hanno tentato di non dare nell’occhio, ma sono stati ugualmente seguiti. «A un certo punto hanno cominciato a urlare ‘Ehi, tu, ehi voi. Che ore sono?’. Ci siamo fermati e mio figlio ha risposto: ‘Le undici meno dieci’. Un uomo fra i 45 e i 50 anni, con il cappellino dell’Hellas in testa mi ha chiesto ‘Che c.. ci fate qua’. A quel punto ho pensato che forse sarebbe stato meglio rispondere in dialetto, così da far capire che eravamo veneti anche noi. ‘Che squadra tifate?’ mi ha detto l’energumeno. Ho detto che non tifavo per nessuna squadra, ma lui mi ha incalzato e allora ho detto che avevo simpatie per l’Udinese. Non ho fatto in tempo a pronunciare il nome della squadra friulana che mi sono trovato a terra. Quell’uomo mi aveva colpito con un pugno in pieno volto che mi ha fatto perdere l’equilibrio».

Alessandra Napoli

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