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Cronaca

Abusi ‘chierichetti del Papa’, prosciolti i due imputati: “Manca la prova delle violenze”

Nel processo per gli abusi al Preseminario che ospita i ‘chierichetti del Papa’, il Tribunale Vaticano, ha deciso di prosciogliere i due imputati don Gabriele Martinelli e don Enrico Radice.

Per alcuni reati sono assolti, per altri non punibili, per altri ancora è intervenuta la prescrizione. Il Pg aveva chiesto 6 anni di reclusione per il primo e 4 per il secondo. La sentenza è di primo grado ed è possibile il ricorso in appello.

Manca la prova delle violenze

Il Tribunale del Vaticano, prosciogliendo don Martinelli e l’allora rettore del preseminario San Pio X, ha stabilito che devono “ritenersi accertati i rapporti sessuali tra l’imputato e la persona offesa” andati avanti in un arco di tempo “ultraquinquennale”, ma non c’è la prova di violenza “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Il Tribunale, presieduto da Giuseppe Pignatone, ha sottolineato, nel dettaglio, che l’impossibilita’ di dichiarare la violenza oltre ogni dubbio deriva “da alcune contraddizioni ed illogicità presenti nelle dichiarazioni rese in diverse occasioni dalla vittima, da quanto emerge dai messaggi telefonici scambiati con Martinelli, e dal fatto che molti dei testi presenti nelle stesse stanze in cui, di volta in volta, avrebbero avuto luogo i rapporti sessuali hanno ripetutamente affermato di non avere mai visto o sentito nulla”. In particolare, don Martinelli è stato dichiarato “non punibile in relazione ai fatti contestati fino al 9 agosto 2008 perchè era all’epoca minore di 16 anni” ed è stato “assolto dai reati a lui contestati per il periodo successivo all’agosto 2008 per insufficienza di prove”.

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Quanto alla posizione di mons. Radice, l’allora rettore del preseminario, il Tribunale, prosciogliendolo dall’accusa di favoreggiamento, ha rilevato che Radice “imputato in relazione alle dichiarazioni da lui rese il 6 settembre 2018 al Promotore di giustizia su quanto a conoscenza nel 2013, circa i fatti oggetto del processo, dichiarazioni ritenute dall’accusa non rispondenti al vero e funzionali ad ostacolare le investigazioni nei confronti del Martinelli.

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Per questo segmento della condotta l’imputato è stato dichiarato non punibile perchè, deponendo il vero, avrebbe esposto se stesso al rischio di incriminazione in relazione al comportamento allora tenuto: l’art. 215 c.p. impone anche allo Stato della Città del Vaticano il rispetto del privilegio contro l’auoincriminazione, quale principio universalmente riconosciuto dagli ordinamenti giuridici moderni”.

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