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Politica

Ddl Zan: tra Pd e Italia Viva accuse reciproche di tradimento

Secondo Bellanova i responsabili sono tutti nel PD, per Malpezzi IV flirta con la Lega. Ma per il dem Marcucci “in Aula l’umore era chiaro”

Italia Viva non ci sta a prendersi tutte le colpe del fallimento del ddl Zan e attacca duramente il Partito Democratico, responsabile, secondo gli esponenti del partito di Matteo Renzi, di avere giocato a forzare il Parlamento su una legge non totalmente condivisa e di avere al suo interno i veri responsabili del “tradimento” attuatosi a Palazzo Madama con diversi senatori che hanno approfittato del voto segreto per votare in maniera contraria alla legge che punirebbe il reato di omobitransfobia.

Secondo l’ex-ministra Teresa Bellanova, presidente di Italia Viva, il suo partito ha votato compatto sì al ddl nonostante le perplessità espresse durante tutta la sua discussione. “Nonostante il voto compatto di Italia Viva – scrive sul suo profilo Twitter – 23 franchi tiratori tra Pd, Leu e M5S, affossano il #DdlZan. Vengono al pettine i nodi di chi a parole dichiarava di essere per la legge, mentre nei fatti era interessato unicamente al consenso. Oggi il Paese ha perso l’occasione di portare a casa una legge di civiltà“. Ad appoggiare la tesi che le colpe siano fuori da IV anche a Maria Elena Boschi: “L’arroganza di Cinque stelle e Pd ha prodotto una sconfitta incredibile, non solo per il Parlamento, che ha perso l’occasione di far approvare una legge di civiltà, ma per le tante donne e uomini che aspettavano di essere finalmente tutelati da aggressioni e discriminazioni” scrive.

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Ma gli esponenti del Partito Democratico non ci stanno, per i dem i franchi tiratori sono tutti nel partito di Matteo Renzi, accusato tra l’altro di essere assente alla votazione di ieri per tirarsi fuori dalla bagarre e allontanare i sospetti. Per Alessandro Zan, primo firmatario del ddl, è “evidente il quadro politico“, con “Italia viva che si è messa flirtare con il centrodestra, con la Lega. Dopo che c’è stato il cambio ed è arrivato il governo di Draghi il partito di Renzi si è messo in testa di voler essere l’ago della bilancia del Senato. Ma forse non si sono resi conto di cosa stavano facendo“. Stessa sensazione anche da parte di Simona Malpezzi, capogruppo dei dem al Senato, che su Renzi afferma: “Assente in Aula? Non voglio dire nulla, ma noi c’eravamo tutti. Il testo è stato affossato dalla destra che ha proposto la tagliola, con la complicità di chi diceva una cosa e poi nel segreto dell’urna ne ha fatta un’altra. Italia Viva? Sto vedendo una batteria di agenzie, come se volessero giustificarsi di qualcosa..”.

Simona Malpezzi, capogruppo del Pd al Senato

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Aggiunge il senatore Pd Andrea Marcucci sa che il Pd ha sbagliato nella conduzione del ddl Zan in Senato e afferma che “l’intera gestione della vicenda, da maggio ad ora, è stata certamente fallimentare. Non si tratta di essere Cassandre, ma di conoscere l’Aula in modo approfondito. Anche l’apertura del segretario Letta è stata sì opportuna ma decisamente tardiva“. Non solo colpa di Italia Viva dunqe, il clima in Parlamento non era favorevole al ddl per Marcucci, poiché il “centrodestra è arretrato” e la colazione di centrosinistra è stata troppo “timida“. “Io sono abituato alla concretezza, mi appassiono ai disegni di legge che hanno chance di essere approvati, non all’elenco dei desideri. – rimarca Marcucci -. Tra i miei colleghi, sicuramente qualcuno non aveva buoni voti in matematica e ha accumulato molti problemi nei calcoli. Fuor di metafora, il risultato non c’è stato perché politicizzare eccessivamente un provvedimento come questo è sbagliato. E’ diventata la legge del Pd, utile per alzare la bandierina ma dannosa per l’esito, come è evidente“, conclude il senatore.

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Probabilmente questo passaggio sancisce l’addio definitivo di Italia Viva alla coalizione di centrosinistra. Sembra impossibile immaginare un ritorno a quella maggioranza che fu del Governo Conte II, con Pd, Leu, IV e M5S che si presentino compatti alle prossime elezioni in alternativa a un centrodestra che è nettamente avanti nei sondaggi e si prepara a governare il Paese nella prossima legislatura.

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