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Cronaca

La rabbia dei ristoratori: “Siamo il capro espiatorio del governo” [VIDEO]

Le immagini dei ristoranti del Centro di Roma all’indomani della firma del nuovo Dpcm, che prevede la chiusura anticipata alle 18.

Dal pollarolo, ristorante in via di Ripetta, Roma. Credit: Video Meteoweek
Serrande abbassate, tavoli semivuoti. Lunedì 26 ottobre, all’indomani del Dpcm varato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i ristoratori stanno cercando di capire come organizzarsi per affrontare la chiusura anticipata alle ore 18. Soprattutto le attività che lavorano maggiormente negli orari dell’aperitivo e della cena, che vedranno i loro profitti ridursi a zero. C’è chi decide di pensa che non valga nemmeno la pena aprire, chi invece sta cercando di ricalibrare gli orari in base ai provvedimenti dell’esecutivo.

Le immagini dei ristoranti di Roma

Le immagini riprese nel Centro di Roma nella mattinata di lunedì esprimono lo stesso sconforto dei ristoratori che si vedono – per l’ennesima volta – protagonisti della misure restrittive più dure. Per molti, chiudere alle 18 significa non lavorare più. Per questo gli imprenditori della ristorazione si autodefiniscono il “capro espiatorio” dell’esecutivo, le attività commerciali su cui scagliarsi appena la situazione sanitaria inizia a traballare.

Dal Bolognese, ristorante in piazza del Popolo, Roma. Credit: Video Meteoweek

La promessa del premier

A bar e locali è stato chiesto un ulteriore sforzo, e lo sa bene il premier Conte che durante la conferenza stampa in cui illustrava il documento ha sottolineato l’impegno del governo nell’adottare misure mirate e immediate per i ristoratori. Ai proprietari delle attività non resta che sperare che stavolta sia vero, dal momento che in tanti stanno ancora aspettando la Cassa integrazione richiesta durante il lockdown dello scorso marzo. Dai dipendenti di Canova, in piazza del Popolo, a quelli di Mezzo, nel quartiere Trieste-Salario, passando per i lavoratori del Pollarolo, in via di Ripetta.

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Le aspettative dei ristoratori

Al momento molti impiegati sono ancora in attesa della Cig e, stando alle parole dei ristoratori, altre persone la dovranno richiedere visto che il lavoro è sempre meno. La paura è di non riuscire più ad alzare le serrande delle attività, una volta terminata l’emergenza sanitaria.

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