Un’indagine della Regione Veneto ha fatto emergere che più della metà dei decessi con coronavirus avviene fuori dalle Terapie Intensive.
Più della metà dei decessi del Veneto è avvenuto all’ospedale, ma in reparti come Malattie infettive o Pneumologia. Dunque in aree meno critiche della Terapia Intensiva. Ciò significa che queste persone – verosimilmente – sono morte con il coronavirus e non a causa di esso. A rivelarlo è un’elaborazione effettuata dalla Regione Veneto, prendendo in esame i 3.056 pazienti deceduti dal 21 febbraio al 17 novembre. Di questi, 1719 sono venuti a mancare negli ospedali del territorio, ma in aree non critiche. Il numero equivale al 56,25 per cento.
Il 14,2 per cento – cioè 434 persone – del totale è invece deceduto in terapia intensiva. Il 22,84 per cento – cioè 698 persone – sono morte in case di riposo, le Rsa dove durante il lockdown di marzo e aprile si erano creati i primi gravissimi focolai di coronavirus. E ancora il 4,65 per cento – cioè 142 persone – sono spirate a casa propria. Infine il 2,06 per cento – dunque 63 pazienti – sono scomparsi negli ospedali di comunità. Ne emerge un quadro che fa pensare e porta a chiedersi: è stato davvero il coronavirus a causare la morte degli oltre tre mila decessi del Veneto?
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Secondo il presidente della Regione, Luca Zaia, non è il momento di porsi tali domande. Per il governatore l’unica cosa importante al momento è far tornare a casa le persone che attualmente sono ricoverate. Lo ha detto lui stesso lunedì 23 novembre durante la sua conferenza stampa quotidiana, oltre a fornire i dati aggiornati sull’emergenza sanitaria nel territorio. Nella mattinata di lunedì i ricoverati risultavano 306 in Terapia intensiva, 2.395 in area non critica e 217 negli ospedali di comunità. Cifre non indifferenti, come sottolineato da Zaia. E i dati peggiorano velocemente: nel giro di mezza giornata i degenti intubati sono diventati 310 e i pazienti in altri reparti 2.428. Solo gli accolti nelle strutture intermedie sono diminuiti di due unità, scendendo a 215. Per quanto riguarda le persone in isolamento domiciliare, le unità sono invece scese a 37.920.
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