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Politica

Fiducia al Senato: ecco chi sono i “responsabili” che hanno salvato Conte

Il premier Giuseppe Conte, durante il voto di fiducia al Senato, ha potuto contare sul sostegno di un gruppo di parlamentari “responsabili”.

Maria Rosaria Rossi, senatrice di Forza Italia. Credit: Facebook

 

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella serata di martedì 19 gennaio, ha ottenuto la maggioranza relativa al Senato della Repubblica. Non è riuscito a sfondare la soglia dei 161 senatori a favore, ma ha salvato il governo giallorosso grazie all’intervento dei cosiddetti parlamentari “responsabili”. Con 156 sì, il premier può tenere in piedi il suo esecutivo, ma “ora l’obiettivo” deve essere “rendere più solida la maggioranza”, ha detto Conte. Ma quali sono stati i parlamentari che hanno sostenuto l’inquilino di Palazzo Chigi?

Ecco quali sono stati i parlamentari “responsabili”

Gli ex cinquestelle

Tra i senatori che hanno deciso di appoggiare l’esecutivo giallorosso, risultano due fuoriusciti dal Movimento 5 stelle, ora tra le fila del Gruppo Misto. Si tratta di Lello Ciampolillo e Gregorio De Falco. La votazione del primo, in particolare, è stata oggetto di discussione in Aula perché inizialmente la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, non voleva accettare il suo sì. Ciampolillo infatti aveva chiesto di poter esprimere il suo voto dopo essere risultato assente durante le prime due chiamate. Alla fine, Casellati ha riammesso il senatore solo dopo aver visionato il filmato in cui si vedeva il parlamentare entrare in Aula un minuto prima della chiusura delle votazioni.

I forzisti

L’appoggio a Conte è arrivato – inaspettatamente – anche dal partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia. Sono stati due i forzisti che hanno detto sì alla tenuta del governo e si tratta della senatrice Maria Rosaria Rossi – in passato molto vicina all’ex premier – e dell’onorevole Andrea Causin. La conseguenza della loro scelta, come anticipato dal vicepresidente degli azzurri Antonio Tajani, è l’eliminazione dal gruppo. Lo ha ribadito anche Anna Maria Bernini, capogruppo di Fi al Senato: “Chi ha votato a favore del governo Conte, è fuori dal partito, ha detto la senatrice berlusconiana.

Leggi anche: Fiducia al Senato: il premier Conte raggiunge solo la maggioranza relativa

Il Gruppo Misto

Per quanto riguarda gli esponenti del Gruppo Misto che si sono schierati dalla parte dell’avvocato del popolo, sono stati meno del previsto. Ma comunque abbastanza per ottenere una maggioranza relativa. Tre in totale: oltre agli ex pentastellati Lello Ciampolillo e Gregorio De Falco, a votare sì si è aggiunta anche Sandra Lonardo, ex Fi e moglie dell’ex parlamentare Clemente Mastella. Per raggiungere la maggioranza assoluta il premier dovrà convincere altri 5 senatori.

Leggi anche: Conte si, Conte no: ma il vero problema sono i ristori, il lavoro e la scuola

I senatori vicini a Renzi

Infine tra i 18 parlamentari su cui poteva contare il leader di Italia viva, Matteo Renzi, due si sono staccati dal senatore di Rignano. Sono stati il giornalista Tommaso Cerno, che ha addirittura deciso di abbandonare definitivamente il gruppo per tornare nel Partito democratico, lasciato nel febbraio 2020. E il senatore del Psi Riccardo Nencini, che aveva messo a disposizione di Renzi il proprio simbolo per poter formare un gruppo parlamentare. Anche da parte di Nencini, il voto è arrivato in extremis e rischiava di rimanere fuori dalla conta. Per questo il senatore ha deciso di chiarire la sua scelta con un post su Facebook.

Riccardo Nencini, senatore del Psi. Credit: Riccardo Nencini Facebook

Ha scritto il senatore sul social media: “La mia posizione era nota: astensione benevola in attesa di capire se le aperture del presidente Conte all’area socialista fossero davvero fondate. Avrei comunque votato a favore dello scostamento di bilancio e del decreto Ristori e di qualsiasi altra misura per fronteggiare la pandemia. Una posizione che è emersa chiaramente dal mio intervento in aula. E che è stata apprezzata dalla maggioranza. Insomma, una posizione responsabile che teneva conto dello stato difficile del Paese e metteva in risalto la diversità rispetto al voto di Italia Viva”. 

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