La Corte d’Assise di Bergamo dovrà fissare un’udienza per decidere se la difesa di Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, potrà accedere ai reperti, tra cui i campioni di Dna alla base della condanna: lo ha stabilito la Cassazione, che ha accolto i due ricorsi della difesa di Bossetti.
I ricorsi ritenuti “fondati”, con conseguente annullamento dei provvedimenti impugnati e rinvio alla Corte d’Assise di Bergamo. Gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini avevano chiesto alla Suprema Corte di poter accedere ai reperti per avviare un’eventuale revisione del processo.
Secondo quanto si legge nella sentenza dello scorso 12 gennaio, depositata oggi, “era emersa l’esistenza di provette contenenti 54 campioni di Dna estratti dagli slip (dove venne trovata la traccia genetica di ‘Ignoto 1’, poi attribuita a Bossetti, ndr) e dai leggings della vittima, nonostante la sentenza della Corte di Cassazione che aveva confermato la condanna di Bossetti avesse dato atto del totale esaurimento del materiale genetico”.
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Era stata dichiarata inammissibile dal presidente della Corte d’Assise di Bergamo, la richiesta degli avvocati della difesa, mentre ora la Cassazione ha evidenziato che il presidente non poteva decidere nel merito da solo, bensì la Corte d’Assise e che la Corte stessa resta competente anche dopo la confisca dei reperti
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