I quattro agenti dei servizi segreti egiziani sono stati rinviati a giudizio per l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni.
Il processo agli 007 egiziani accusati dell’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni si farà. I quattro appartenenti ai servizi segreti del Cairo sono stati rinviati a giudizio per aver sequestrato, torturato e ucciso il giovane Regeni tra il gennaio e il febbraio del 2016. Si tratta del generale Tariq Sabir e dei tre colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Quattro persone che ricoprono ruoli di alto rango, finite a torturare un ventenne. Una particolarità che dovrebbe far riflettere sulle modalità operative dei militari egiziani.
Tutti e quattro sono accusati di sequestro di persona pluriaggravato. Solo il colonnello, invece, deve rispondere ai reati di omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. È quanto deciso dal giudice dell’udienza preliminare di Roma Pierluigi Balestrieri, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Sergio Colaiocco. La prima udienza del processo si terrà il prossimo 14 ottobre 2021, e sarà di fronte alla Corte d’assise di Roma.
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Presenti in Aula anche i genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni, accompagnati dalla loro legale Alessandra Ballerini. “Paola e Claudio dicono spesso che su Giulio sono stati violati tutti i diritti umani. Da oggi abbiamo la fondata speranza che almeno il diritto alla verità non verrà violato. Ci abbiamo messo 64 mesi, ma quello di oggi è un buon traguardo e un buon punto di partenza“, ha sottolineato l’avvocato. Anche il sostituto procuratore Sergio Colaiacco è ottimista: “Nel corso delle indagini è divenuto possibile l’impossibile, e anche nella fase dibattimentale faremo del nostro meglio perché l’impossibile accada di nuovo”, ha detto.
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In più, il giudice dell’udienza preliminare ha respinto l’eccezione di irreperibilità presentata dalle difese – che comprenderebbe la mancata notifica dell’udienza – dal momento che “la copertura mediatica capillare e straordinaria” abbia fatto “assurgere la notizia della pendenza del processo a fatto notorio”. Se gli imputati non si presenteranno alle udienze, quindi, si potrà prendere in considerazione la loro “volontaria sottrazione dal processo”. E questo perché gli accusati “hanno avuto certamente notizia dell’esistenza del procedimento penale italiano, essendo stati tutti e più di una volta, ascoltati dalla magistratura egiziana a seguito di richiesta rogatoriale di questo ufficio”. Lo ha scritto lo stesso pubblico ministero in una memoria.
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