Donna lamentava senso di gonfiore, asportato tumore da 20kg a Bari

Lo straordinario intervento eseguito da una equipe dell’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, in provincia del capoluogo pugliese.

La Ginecologia Oncologica dell’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari) ha fatto sapere di aver eseguito con successo l’asportazione di un tumore ovarico che aveva raggiunto il peso di circa 20 chilogrammi, in un intervento chirurgico particolarmente delicato di citoriduzione addominale. 

La paziente – ora in buone condizioni di salute, dimessa 4 giorni dopo l’operazione – è una giovane donna che era seguita in ambulatorio da diversi mesi per distensione e senso di peso addominale.

Una Tac disposta dai medici dell’ospedale ha poi messo in evidenza la voluminosa massa addominale e la paziente è stata quindi sottoposta all’intervento chirurgico, eseguito dai chirurghi Vito Carone e Luca Leone, entrambi della Ginecologia Oncologica diretta da Francesco Legge, con il contribuito di Ivana Brunetti della Medicina Perioperatoria del Miulli diretta da Vito Delmonte. I medici del Miulli evidenziano come questo caso ribadisca l’importanza delle regolari visite di controllo.

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Il cancro all’ovaio è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule dell’organo, il più delle volte le cellule epiteliali. Anche le cellule germinali possono, però, essere all’origine di una forma tumorale.

Italia il tumore dell’ovaio colpisce circa 5.200 donne ogni anno, secondo le stime 2017 del Registro Tumori. È al nono posto tra le forme tumorali e costituisce il 3 per cento di tutte le diagnosi di tumore. In Europa rappresenta il 5 per cento di tutti i tumori femminili. È più frequente nella popolazione caucasica, nei Paesi dell’Europa nord-occidentale e negli USA, mentre è assai meno frequente nei Paesi asiatici, africani, sudamericani.

Tra i fattori di rischio per il cancro dell’ovaio c’è l’età: la maggior parte dei casi viene identificata dopo l’ingresso in menopausa, tra i 50 e i 69 anni.
Altri fattori di rischio sono la lunghezza del periodo ovulatorio, ossia un menarca (prima mestruazione) precoce e/o una menopausa tardiva e il non aver avuto figli. L’aver avuto più figli, l’allattamento al seno e l’uso a lungo termine di contraccettivi estroprogestinici diminuiscono il rischio d’insorgenza del tumore dell’ovaio e sono quindi fattori di protezione.

Esiste però un altro fattore di rischio: secondo una stima del National Cancer Institute, una percentuale tra il 7 e il 10 per cento di tutti i casi di tumore dell’ovaio è il risultato di una alterazione genetica ereditaria. In presenza di mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 può verificarsi la presenza contemporanea, o in tempi diversi, di carcinoma dell’ovaio e carcinoma della mammella. In questi casi il cancro dell’ovaio può verificarsi in un’età più giovanile di quello sporadico, non legato a queste alterazioni genetiche.

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