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Studio Ghibli | 5 buoni motivi per rivedere Il Castello Errante di Howl

Lo Studio Ghibli dal 1° febbraio tornerà a splendere grazie all’iniziativa targata Netflix di proporre dieci film creati dal disegnatore giapponese Hayao Miyazaki. Ecco a voi cinque motivi per vedere Il Castello Errante di Howl.

Il Castello Errante di Howl è il nono film creato e diretto dal grande Hayao Miyazaki e prodotto dallo Studio Ghibli. Ispirato all’omonimo romanzo di Diana Wynne Jones del 1986. Grazie a questo lungometraggio, Miyazaki riuscì a portare a casa il Leone d’oro alla carriera, con un film incentrato su diversi temi come l’amore, la guerra e la bellezza. Sebbene la versione cinematografica sia diversa da quella scritta nel romanzo, il film è riuscito comunque nel suo intento di essere annoverato tra i capolavori del Maestro del cinema d’animazione.

Una città sospesa nel tempo circondata da auto a vapore, macchine da guerra volanti e  personaggi magici descrivono in pochissime parole l’universo raccontato dal Maestro giapponese. La protagonista Sophie, la quale gestisce il negozio di cappelli del padre casualmente incontra il mago Howl. Ben presto si rivelerà come un incontro che le cambierà il corso della sua vita. Per la prima volta la ragazza scoprirà cos’è l’amore e scoprirà sulla propria pelle quanto la gelosia, possa essere pericolosa. La Strega delle Lande, da sempre innamorata di Howl, scaglierà una maledizione contro Sophie, trasformandola in una vecchietta, ed eliminando la sua bellezza.

Sicuri sia un film prettamente per bambini?

È risaputo che i lungometraggi dello Studio Ghibli ideati da Miyazaki abbiano sopratutto un potere pedagogico molto più sviluppato, rispetto anche ai capolavori della Disney. La loro differenza sta proprio nell’affrontare tematiche difficili da spiegare ad un pubblico composto prettamente da bambini, con estrema semplicità ed in alcuni casi senza indorare la pillola. Argomenti come l’amore nel senso più puro del termine, oppure la guerra ponendo il quesito: esiste una guerra giusta? Sono tematiche che inevitabilmente restano impregnati nell’animo dei più piccoli. Vedere un film d’animazione del genere può essere terapeutico anche per gli adulti, magari seduti sul divano con i propri figli, per riscoprire alcuni valori dimenticati o – ancor peggio – snaturati con il corso degli anni e delle esperienze. Miyazaki è terapeutico.

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Sinergia tra i protagonisti

I personaggi presenti ne Il Castello Errante di Howl sono a dir poco perfetti. Tra loro c’è una fortissima sinergia, un gioco ad incastro perfettamente riuscito che fa letteralmente volare le due ore di film. Nonostante i primi minuti possano sembrare “lenti” in realtà sono propedeutici per il resto del racconto. Lo sviluppo caratteriale e psicologico dei personaggi mostra diverse sfaccettature dell’essere umano, mostrando – sopratutto ai più piccoli – che ognuno di noi è differente all’altro e che non c’è una versione giusta o sbagliata del proprio modo di essere e apparire.

Il personaggio di Sophie, mostrato inizialmente come una ragazza timida, insicura, “banale”, nel corso del film dimostra di essere quella più combattiva in nome dell’amore per il suo mago, accettando la sfida di rompere la maledizione lanciata dalla strega gelosa.

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Grafica impeccabile, come sempre

Se questa motivazione vi sembrerà banale state commettendo un grave errore. Miyazaki grazie al suo immenso talento, è riuscito a creare delle ambientazioni e dei personaggi che lasciano davvero senza fiato. Trattandosi di un film disegnato interamente a mano, completamente privo di alcun artificio della computer grafica è davvero impeccabile. La cura per i dettagli delle stanze, dei vestiti dei protagonisti, ma sopratutto la bellezza dei loro volti li rende incredibilmente reali, umani. Senza contare lo studio dei colori meticoloso – come sempre – effettuato dal Maestro, regalando per la nona volta una delizia per gli occhi.

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Il concetto di bellezza spiegato ai più piccoli

Un concetto spesso sopravvalutato o ancor peggio non tenuto in considerazione perché considerato scontato è quello della bellezza. Il modo con il quale Miyazaki decide di rappresentarlo è una denuncia anche agli stereotipi e alle concezioni che regnano nella società contemporanea. La battuta: “Senza avere la bellezza non c’è alcuna ragione per vivere” è un pugno nello stomaco, anche per i più piccoli. È giusto relegare l’esistenza di un essere umano solo alla bellezza esteriore? Non conta il cuore, i sentimenti e la bontà d’animo?

Queste domande – fortunatamente – trovano risposta proprio nel personaggio di Sophie, punita dalla Strega delle Lande per aver fatto innamorare il mago Howl. Se una donna è gelosia di un’altra (ed ha poteri magici) cosa può fare per modificare l’andamento della storia? Togliere la bellezza vista con gli occhi. Peccato però che il concetto stesso implica anche la bellezza d’animo e quella non la può rovinare nessuno. Sophie in nome dell’amore e della fiducia verso il suo amato mago, riuscirà a rompere questo incantesimo nonostante tutto.

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La guerra non è mai giusta

Tra le tante differenze tra la versione del libro e quella del film, la tematica della guerra viene affrontata con più importanza. Nella versione di Miyazaki, la guerra ha un ruolo centrale, quasi alla pari di un personaggio. Sicuramente ad aver influito il disegnatore giapponese saranno stati gli eventi che hanno devastato il suo Paese durante la seconda guerra mondiale con la bomba atomica e i recenti conflitti in Afghanistan (per sua stessa ammissione in una vecchia intervista). Per alcuni bambini è la prima volta che si trovano a vedere case e vite distrutte a causa della mano dell’uomo in nome di una guerra – a suo dire – giusta. Non importa quale sia il motivo, la prima lezione che un piccolo umano deve apprendere è che non esiste una guerra giusta. Per sottolineare questo concetto trovo calzante la citazione: “solo gli sciocchi possono credere che una guerra possa essere vinta”.

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