Giovanni Toti: “Genova modello europeo, Salvini pensi alla crescita del Paese”

Il governatore della Liguria lamenta l’involuzione del nostro Paese nella gestione delle infrastrutture. “Eravamo il Paese che costruiva autostrade in poco tempo – prosegue Giovanni Toti – : siamo diventati somari o qualcosa non va con gli appalti”.

giovanni toti

Giovanni Toti può parlare con un certo vanto di come siano andate le cose nella sua Genova. La ricostruzione del ponte che ha preso il posto del ponte Morandi, crollato ormai due anni fa, viene vista come un modello da seguire. Del resto non è un mistero se da qualche mese non si fa altro che parlare, quando c’è da fare riferimenti alla rivoluzione della gestione degli appalti, di “modello Genova”. Ma nel corso di un’intervista rilasciata per il Corriere della Sera, Giovanni Toti sottolinea che qualcosa ancora non funziona nella gestione del Paese.

E nella disputa ormai eterna tra (una parte di) maggioranza e opposizione sul Mes, il governatore della Liguria sottolinea il fatto che, a suo parere, una norma di questo genere farà indebitare ancor di più l’Italia. “Mi fa impressione un Paese che discute su come aumentare il debito, cosa che oggi credo sia doverosa, ma non si premura affatto di capire come spendere le possibili risorse. Del resto, come dice lo stesso Giovanni Toti, “sta per andare in Consiglio dei ministri un decreto Semplificazioni che sarà un decreto complicazioni, cosa del resto sempre accaduta”.

L’esponente di Forza Italia ci tiene a sottolineare una certa involuzione nella gestione dei cantieri e degli appalti in Italia. E basa il suo ragionamento su una delle infrastrutture che ha fatto la storia della crescita post-bellica del Paese: “Eravamo il Paese che ha costruito 800 chilometri di Autostrada del Sole in 5 anni e siamo diventati quello in cui per aprire un cantiere pubblico servono dai 6 agli 8 anni. Per questo credo che la discussione più urgente sia quella su come spendere bene le risorse che arriveranno con il mes e in altri modi”.

Toti ci tiene a precisare di non essere d’accordo con la Meloni sul pericolo di una troika. Anche perchè, il denaro nelle casse italiane c’è già e non è stato investito: “Io francamente non temo l’arrivo di troike, ho paura della troika che è in noi stessi. Già oggi abbiamo fermi tra ministeri, bollinature ed enti vari qualcosa come 120 miliardi”. E qui sorge in lui una domanda per chi fa politica: “Noi eravamo i campioni d’Europa nelle costruzioni, ora abbiamo una sola impresa, peraltro controllata dalla Cdp. O gli imprenditori sono diventati tutti somari, oppure c’è qualcosa che non va nel nostro sistema degli appalti”.

Si torna a parlare dunque di modello Genova. Anche se non tutti sembrano vederlo come motivo di vanto, secondo Giovanni Toti: “Il problema è che viene visto come fumo negli occhi da chi sguazza nell’immobilismo stantio. Peraltro, non è che a Genova siano saltate le regole: sono state applicate quelle europee. E il governatore lamenta anche la presenza di un numero eccessivo di nomine e cariche temporanee: “Oggi in Liguria ci sono più commissari che nelle questure, io sono a sette o otto. Ma i poteri commissariali sono quelli che dovrebbero essere i poteri ordinari dei governatori e dei sindaci”.

Giovanni Toti – meteoweek.com

Andando ad analizzare la scena politica nazionale, Giovanni Toti ne ha da dire contro il Movimento 5 Stelle. Secondo lui, per loro “ci vorrebbe un’analisi psicologica e sociale”. Il perchè è presto detto: “Dicevano no alla Lega quando erano nel governo gialloverde e dicono no al Pd ora che sono giallorossi”. Secondo il forzista, quello pentastellato “è un partito che non ha la capacità di trasformarsi, di minimizzare il danno, di mediare. Ma così non aiuta la fisiologia della Terza Repubblica: resta un partito d’opposizione anche quando è al governo”.

Per quanto riguarda l’opposizione, invece, Toti, punta forte sulla Lega. E la sua speranza è che la lezione della scorsa legislatura sia servita: “La Lega ha affrontato un’esperienza di governo che non ha funzionato, io ho benedetto la fine di quel governo”. Secondo il governatore ligure, ora tocca a Salvini. È lui “il leader del centrodestra anche oggi che i sondaggi sono in calo, deve assumersi la responsabilità di costruire quel centrodestra del terzo millennio che ancora non c’è, quella Terza Repubblica che ancora non c’è”.

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Ma allora in cosa dovrebbe migliorare Salvini, per essere il leader giusto per il centrodestra del futuro? “Nei rapporti internazionali, nel posizionamento economico, nel costruire un progetto di Paese che non sia velleitario. Infilandosi jeans e maglietta è riuscito a entrare tra la gente. Ora si metta giacca e cravatta e si sieda davvero ai tavoli dell’economia, della cultura, della complessità. Per costruire un progetto d’Italia – conclude Giovanni Toti – che non guardi soltanto ai maldipancia ma alle speranze di crescita”.

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