Coronavirus e Rsa: prima udienza per Diop. Bisogna difendere chi ha denunciato

Cheikna Hamala Diop è stato licenziato dopo aver denunciato che nella residenza per anziani, Don Gnocchi, non venivano fornite mascherine durante l’emergenza. La fondazione è tra le principali indagate dalla procura per i tanti morti di coronavirus all’interno della struttura. 

Potrebbe essere il primo caso in Italia di whistleblower. Con questo nome si intendono coloro che riferiscono sulle malefatte dentro l’azienda o l’ente in cui lavorano e che, proprio per questo, non devono subire ritorsioni. Questa è la strada che vuole seguire il ricorso contro i licenziamenti alla Fondazione Don Gnocchi: i dipendenti che hanno parlato sono da tutelare non da far rimanere senza un lavoro. Proprio oggi ci sarà al tribunale del Lavoro la prima udienza del procedimento per Cheikna Hamala Diop, il 25enne originario del Mali e dipendente della cooperativa Ampast licenziato ad aprile. La residenza per anziani è finita nel mirino tra le strutture sanitarie indagate per la morte dei molti pazienti affetti da coronavirus. Tra gli indagati: il direttore generale Antonio Dennis Troisi, il direttore sanitario Federica Tartarone e Fabrizio Giunco, direttore dei servizi medici sociosanitari.

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Diop: una denuncia per mostrare cosa accadeva all’interno della Fondazione

Diop era stato tra i firmatari della denuncia presentata in procura che aveva portato all’apertura dell’inchiesta sulla Fondazione. Nei suoi resoconti alla stampa, Diop sottolineava come gli operatori sociosanitari fossero stati costretti a lavorare senza mascherine.  Rivelazioni che hanno portato alla luce una situazione già precaria e ampiamente discussa. A lui però le accuse sono costate il licenziamento: il 20 aprile la Fondazione ha infatti esercitato con una lettera il diritto contrattuale di “non gradimento” nei confronti della cooperativa. Diretta conseguenza del “non gradimento” è stato il licenziamento immediato da parte della cooperativa Ampast di cui adesso si richiede il ricorso. A Diop viene contestato soprattutto il fatto di aver rilasciato interviste, le stesse che hanno cambiato e distrutto l’immagine dell’azienda.  Gli avvocati Romolo Reboa (che assiste anche i lavoratori della Rsa sul versante penale), insieme a Gabriele Germano e Roberta Verginelli nelle memorie difensive ritengono che Diop abbia solamente raccontato i fatti, stando molto attento a specificare che cosa accadeva dentro alle strutture. L’inchiesta è importantissima perché ci sono responsabilità di migliaia di persone decedute.
Oggi la prima udienza per Diop in tribunale si terrà in via telematica davanti al giudice Elonora De Carlo. Questo potrebbe essere  il primo caso in Italia in cui viene invocata l’applicazione della normativa europea in tema di whistleblower“, il caso è quindi molto interessante anche a livello giuridico.

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