Il Coronavirus potrebbe non svanire, anche dopo il vaccino

La rivista specializzata Nature si interroga sulla bontà e sulla durate del vaccino contro il Coronavirus. A prescindere da quando arriverà, questo potrebbe non scongiurare la ricommparsa del Covid-19.

coronavirus studi

Il Coronavirus continua a fare capolino nel nostro Paese e anche in altre parti del mondo. Se la situazione continua a essere tragica in nazioni come Stati Uniti e Brasile, in alcune zone d’Europa torna a suonare un piccolo campanello di allarme. In Italia c’è ancora tanta cautela, ferme restando le situazioni non di facile gestione ai confini, sia con gli sbarchi in Sicilia che con i rientri dei nostri giovani dalle vacanze. Ma la preoccupazione su scala mondiale per la presenza del Coronavirus è più votata al futuro, nonostante in autunno dovrebbero arrivare i primi rimedi, come il tanto atteso vaccino.

Proprio sulla forza e sulla durata dei farmaci, attualmente allo studio in tutto il mondo, ci si è soffermati in queste ore. In particolare, sulla rivista specializzata Nature si legge un lungo articolo a proposito dello stato del Covid-19 su scala mondiale. E si dubita in particolare della reale funzione del vaccino, indipendentemente dal periodo dell’anno in cui questo verrà diffuso. L’obiettivo è quello di arrivare alla tanto attesa immunità di gregge, da molti sbandierata e proposta nei modi più assurdi. Ma non è dato sapere, secondo l’articolo, se e quando il vaccino potrà sconfiggere il Coronavirus.

Il timore più grande riguarda la durata del vaccino contro il Covid-19. Nel caso in cui dovesse esserci una breve efficacia di questo rimedio, potrebbero verificarsi delle epidemie su scala annuale. E in tal senso, il Coronavirus potrebbe essere visto come una comune influenza, da curare e da monitorare anno dopo anno. In particolare nelle stagioni più fredde, come rivela proprio sull’articolo di Nature Akiko Iwasaki, immunobiologo dell’Università di Yale. Iwasaki si aspetta un nuovo picco di casi in inverno, per motivazioni legate all’indebolimento delle difese immunitarie delle vie aeree.

Il Coronavirus potrebbe riapparire – meteoweek.com

Inoltre Richard Neher, biologo computazionale dell’Università di Basilea, sottolinea la gravità della situazione nei Paesi più a Nord. In particolare in Europa, nel Nord America e in Russia, dove il tentativo di ripararsi dal freddo porterà quante più persone a recarsi in posti al chiuso. Luoghi in cui il Coronavirus potrebbe tornare a circolare con una certa frequenza e in maniera massiccia. Un quadro che potrebbe portare anche all’istituzione di un vaccino su base stagionale, esattamente come accade per le altre forme di influenza.

Dunque il vaccino servirà in ogni caso, e gli sviluppi che stanno venendo alla luce potrebbero incoraggiare a una diffusione del rimedio in tempi brevi. Anche perchè, prima viene diffuso il vaccino e prima se ne potranno scoprire gli effetti, sia sul breve che sul lungo periodo. Come rivela Stefano Vella, docente di Salute Globale alla Cattolica di Roma: “Il vaccino sarà utile proprio perché non siamo sicuri della durata dell’immunità – svela ai colleghi del Sole 24 Ore – e sappiamo che in genere l’immunità di gregge non si ottiene attraverso l’infezione naturale, ma proprio attraverso le vaccinazioni“.

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Un altro nodo da sciogliere riguarda le persone alle quali destinare le prime dosi di vaccino. Il dottor Vella, in tal senso, è molto chiaro: “Da un lato ci sono gli anziani e i soggetti fragili, che si sono dimostrati a maggior rischio in caso d’infezione, dall’altro ci sono i giovani, che magari non hanno sintomi significativi o risultano del tutto asintomatici ma possono comunque diventare un veicolo“. Un dato importante in tal senso è legato al crollo dei ricoveri, dovuto alla discesa dell’età media dei nuovi contagiati. Ma per gli anziani e i più deboli, il vaccino anti-covid potrebbe diventare una priorità.

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