Referendum taglio parlamentari, le ragioni del Sì e del No

Chi voterà Sì al referendum punta soprattutto su un risparmio giornaliero di 300mila euro. I contrari al taglio dei parlamentari basano i loro ragionamenti sulla rappresentatività delle singole regioni a Montecitorio.

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Il Parlamento si avvia alla rivoluzione? – meteoweek.com

Mancano ormai sempre meno giorni alle date del 20 e del 21 settembre. Ovvero le due date durante le quali gli italiani decideranno il destino del Parlamento e dei suoi protagonisti principali, ovvero deputati e senatori. La guerra dialettica alla ricerca di consensi, sia per il Sì che per il No, è spietata e senza quartiere. E si concluderà fino a quando non arriverà il momento del silenzio elettorale, anche se la possibilità di contare sui social potrebbe dare una mano a entrambi gli schieramenti. In ogni caso, questo referendum arriva in un momento delicato per il futuro del Paese.

Per questo motivo, bisognerà fare molta attenzione a ciò che si vota e alle conseguenze che porterà qualsiasi tra i due esiti. Ecco allora che è necessario capire quali sono le ragioni di chi voterà Sì al referendum per il taglio dei parlamentari, ma anche quelle di chi sostiene che il No sia l’opzione giusta. Una serie di motivazioni che svariano in diversi campi, dalla rappresentanza dei territori in Parlamento a quello che viene definito il “bicameralismo perfetto”. Andiamo allora a vedere quali sono le ragioni del Sì e quelle del No al referendum del 20 e 21 settembre.

Referendum, le ragioni del Sì

Partiamo dalla rappresentanza delle regioni in Parlamento, che nel caso di voto positivo al referendum non cambierebbe. Secondo chi vota Sì, infatti, nè alla Camera nè al Senato ci sarebbe un’incidenza minore di alcune regioni tra le aule di Montecitorio. Tra le altre cose, proprio in Senato questa è una differenza già in atto, visto che viene eletto su base regionale. Inoltre non ci sarebbero problemi neanche per quanto riguarda la legge elettorale. Anzi, secondo i favorevoli al taglio sarebbe un monito per varare una nuova riforma sul sistema attuale.

Stando sempre ai sostenitori del Sì, un numero minore di parlamentari consentirebbe di arrivare al bicameralismo perfetto. Che vuol dire intanto un lavoro più snello nelle due Camere ma anche la modifica delle loro funzioni. In questo modo potrebbe essere attuata una diversa organizzazione dei poteri tra Camera e Senato. Inoltre non sarebbe necessario apportare dei correttivi per quanto riguarda il regolamento interno delle due Camere, in quanto tutto funzionerebbe esattamente come stanno andando adesso le cose.

Con una riduzione del numero di rappresentanti del popolo a Montecitorio, non ci sarebbero novità neanche per l’elezione del Capo dello Stato. Ogni regione, infatti, avrebbe a disposizione i propri tre rappresentanti per Camera, che è il numero minimo previsto per la votazione del Presidente della Repubblica. E poi c’è il caposaldo delle regioni del Sì, ovvero il taglio dei costi della politica. Il risparmio annuo netto sarebbe di circa 57 milioni di euro. Un risparmio lordo per famiglia, calcolato dal Codacons a 3,12 euro all’anno.

La Camera dei Deputati – meteoweek.com

Referendum, le ragioni del No

Passiamo ora alle ragioni del No, che partono anche in questo caso dalla rappresentanza delle singole regioni. Il rischio sarebbe quello di trovarsi di fronte a territori sottorappresentati in Parlamento, con una media di un deputato ogni 151mila abitanti: la proporzione più bassa d’Europa. Inoltre anche sul piano della legge elettorale ci sarebbe uno scompenso. Esisterebbe, infatti, il problema legato al sistema da scegliere per le prossime elezioni. Non sono in pochi a sostenere che quello migliore in questo momento sarebbe il proporzionale.

Anche a proposito della questione del bicameralismo, i sostenitori del No al referendum hanno qualcosa da dire. Una modifica nel numero dei parlamentari andrebbe ad alterare l’attuale bicameralismo paritario. Questo potrebbe essere modificato solo con una procedura prevista dall’articolo 138 della Costituzione. Inoltre sarebbe pericoloso tagliare i parlamentari senza una riforma dei regolamenti interni, soprattutto per quanto riguarda il Senato. In particolare ci si sofferma sullo scorretto funzionamento di Aula e Ufficio di Presidenza delle due Camere.

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Persino l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica riscontrerebbe problemi dopo la nuova composizione “al ribasso” delle due Camere. I consiglieri regionali, infatti, si ritroverebbero ad avere un peso maggiore in sede di voto. A questo si aggiunga il rischio che la maggioranza possa imporre il proprio candidato al resto dei deputati. Infine, sul piano dei costi della politica si sottolinea proprio l’aspetto iniquo della cosa. Si aggiunge il fatto che le istituzioni e la rappresentanza democratica sono due aspetti sui quali non si può di certo risparmiare.

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