I fratelli Bianchi, noti per l’omicidio del giovane Willy, sarebbero in isolamento per paura ma i detenuti non sono d’accordo.
“Non è vero quello che raccontano i giornali: non sappiamo perché hanno messo i fratelli Bianchi in mezzo agli infami. In carcere nessuno di noi li aggredirebbe, forse e dico forse, solo ad un giudiziario potrebbero avere dei problemi, come a Regina Coeli o Poggio Reale, ma qui (Rebibbia ndr) è pieno di reati strani, nessuno se li fotte!” a parlare è F.N. un ergastolano rinchiuso a Rebibbia, il carcere che sta ospitando i due presunti assassini di Willy Monteiro Duarte. Secondo nostre fonti dirette avute nella Casa Circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso, Gabriele e Marco Bianchi erano stati trasferiti nel braccio “G9 primo piano” e sottoposti a media sorveglianza insieme ai detenuti sex offender, ex appartenenti alle forze dell’ordine, preti e persone accusate di violenze contro i minori. Colloqui, momenti d’aria, studio, e circostanze ricreative in orari ed in giorni diversi rispetto agli altri detenuti cosiddetti “comuni”. L’obiettivo era evitare qualsiasi contatto. Non solo. I due sarebbero sotto stretta osservazione anche dei medici per ragioni sanitarie e psicologiche. Alla base di questa decisione, ci sarebbero stati momenti di tensione durante la detenzione. La situazione è davvero questa? Secondo quanto riportato da fonti interne al carcere sarebbe invece molto tranquilla.
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Marco e Gabriele Bianchi si trovano in carcere perché la notte del 6 settembre avrebbero partecipato al pestaggio mortale di Willy, un ragazzo giovanissimo. Non è ancora arrivata la contestazione formale di aggravante razziale. Ma dal curriculum criminale dei due emergono molti, troppi pestaggi a tema xenofobo. “Per questo si sono accaniti su di lui”, giurano tra Colleferro e Paliano. Molti punti della vicenda sono ancora oscuri. I ragazzi hanno fornito versioni diverse della ricostruzione dei fatti precedenti e concomitanti all’omicidio di Willy. Tutti si sono allontanati dal luogo del pestaggio quando il ventunenne in agonia, era ancora vivo e successivamente si sono incolpati a vicenda. Ancora non si conosce l’identità di chi ha sferrato il colpo mortale. I risultati delle analisi sulle tracce rinvenute nell’auto potrebbero servire infatti, a confermare o smentire quanto affermato dai fratelli Bianchi, i quali hanno spiegato ai carabinieri che la sera della tragedia si trovavano in auto, insieme ad un coetaneo e a tre ragazze e stavano facendo sesso davanti al cimitero.
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