Omicidio Willy, Fratelli Bianchi simbolo di un’Italia che vive a carico degli altri

Ostentavano suv, orologi e abiti firmati, ma i fratelli Bianchi, accusati della morte di Willy, prendevano il reddito di cittadinanza.

Omicidio Willy, Fratelli Bianchi simbolo di un'Italia che vive a carico degli altri
Omicidio Willy, Fratelli Bianchi simbolo di un’Italia che vive a carico degli altri – meteoweek

Marco e Gabriele Bianchi: due nomi, due facce tristemente note per essere balzate agli onori della cronaca dopo aver ucciso di botte Willy Monteiro Duarte. Ma c’è molto di più. Secondo una perizia disposta dalla polizia di Velletri i due ostentavano sui social uno stile di vita lussureggiante mentre percepivano il reddito di cittadinanza.

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L’omicidio di Willy Monteiro Duarte

E’ l’una di notte del 6 settembre quando il 21enne Willy Monteiro Duarte arriva a Colleferro dopo aver lavorato. Insieme a lui ci sono gli amici di sempre di Paliano, Marco, Samuele ed Emanuele. Entrano in un parco, poco distante ci sono i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, tutti di un’età compresa tra i 22 ed i 26 anni, e sempre tutti e quattro protagonisti di varie vicende nella zona, tra cui numerose risse ed eventi di spaccio di droga. C’è poi un gruppetto di Colleferro di cui fa parte il 21enne Federico Zurma, ex compagno di scuola della vittima.

All’improvviso iniziano gli scherzi tra le comitive, difficile stabilire chi abbia detto cosa, come sia cominciata, ricostruire precisamente l’accaduto. Secondo gli interrogativi il movente sarebbe stato qualche sguardo dato ad una ragazza, qualche like di troppo sui social e alcuni commenti poco gentili. Ed allora vi compare il gruppetto di Bianchi che inizia a provocare l’altra comitiva. La situazione degenera. Alle 2 e 40 inizia la rissa. I fratelli Bianchi, si accaniscono, il ventunenne Willy, esclama: “Basta, smettetela, basta! Non respiro più!”; loro non si fermano. Willy è ormai a terra, esanime. Loro vanno a bere.

La morte del ragazzo è stimata verso le 3 del mattino. L’omicidio è ancora in processo di investigazione, ma sono attualmente trattenuti i quattro membri della comitiva: Gabriele Bianchi, Marco Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli.

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Willy Monteiro Duarte è stato massacrato di botte – meteoweek

L’indagine sul reddito di cittadinanza

Al momento dell’arresto, sono proseguite le indagini che hanno portato alla luce la verità di un mondo sommerso che riguardava i due giovani di Colleferro. La villa di famiglia svetta in cima alla collina di Colubro, la frazione di Artena da dove partivano le scorribande e poi orologi e abiti firmati; ma percepivano il reddito di cittadinanza. Così come il padre. E così anche come Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, gli altri due giovani in carcere. Gabriele aveva da poco aperto una frutteria a Cori con l’aiuto del suocero, il coordinatore locale di Forza Italia, Salvatore Ladaga.

Alessandro Bianchi, il maggiore dei fratelli – non coinvolto nella vicenda – aveva un ristorante inaugurato da pochi giorni che non ha più riaperto. Bianchi senior faceva piccoli lavori da fabbro. Mestieri umili che non giustificano gli stili di vita: ville, automobili costose, vestiti firmati, orologi d’oro e vacanze in località esclusive. Secondo le testimonianze lavoravano su commissione ma cosa facessero nello specifico nessuno lo sa, o almeno non vogliono dirlo.

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La polizia di Velletri ha accertato che i Fratelli Bianchi percepivano il reddito di cittadinanza – meteoweek

Fratelli Bianchi: il simbolo dell’Italia che non funziona

«Non abbiamo mai ricevuto o chiesto il reddito di cittadinanza», hanno — però — affermato i due fratelli, arrestati per omicidio in concorso con Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. La conferma è arrivata anche dal legale dei Bianchi, l’avvocato Massimiliano Luca. «In sede di interrogatorio i miei assistiti – ha detto Pica – hanno affermato di non avere mai ricevuto il reddito di cittadinanza e di non sapere neanche di cosa si tratta».

Se la notizia fosse confermata avrebbe dell’incredibile, anche se non sarebbero i primi a percepire il reddito di cittadinanza pur avendo altre forme di introiti. E’ questo il risultato di un’Italia che vive sulle spalle degli altri. Chi dovrebbe avere controllo della situazione si perde in una burocrazia che copre le malefatte dei furbetti. Ora è il momento di chiedersi se non sia il caso di cambiare direzione, di riformarlo questo Paese che appare così bello ma che si nasconde dietro una maschera razzista, omofoba e furbesca.

 

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